Bello il cinema, le passerelle, le star. Ma quando i festival finiscono, i film arrivano in sala. E lì, dove passano sul grande schermo, ci sono centinaia di persone che lavorano per garantire al pubblico la migliore delle esperienze possibile. Proprio loro stamattina, le lavoratrici e i lavoratori degli esercizi cinematografici, si sono dati appuntamento all’Auditorium Parco della Musica.

LA PROTESTA IN PASSERELLA

Alla chiusura della Festa del Cinema, la Slc Cgil ha organizzato un volantinaggio sul red carpet, per tenere alta l’attenzione sulla crisi vissuta, a diversi livelli, da tutti coloro che lavorano nella complessa filiera del cinema. Un mondo dove, spente le luci della ribalta, si soffrono condizioni di lavoro povero, precario, poco tutelato. Altro che smoking e lustrini. Nel settore degli esercizi cinematografici, per esempio, il contratto collettivo è scaduto da quattro anni e le parti datoriali hanno al momento rovesciato il tavolo delle trattative.

il volantinaggio della Slc Cgil alla Festa del Cinema

UN CONTRATTO SCADUTO DA 4 ANNI

“Oggi siamo alla Festa del Cinema di Roma per raccontare le condizioni di lavoro delle persone che operano nelle sale cinematografiche” spiega Mihai Popescu, Slc Cgil Roma1, sottolineando che le organizzazioni sindacali hanno sottoposto alle aziende diverse proposte, nel corso di questi mesi, per rendere più dignitoso il lavoro. “Da parte loro abbiamo ricevuto solo provocazioni e proposte che non tengono minimamente conto della nostra piattaforma sindacale”.

il volantinaggio della Slc Cgil alla Festa del Cinema

LA CHIUSURA DELLE TRATTATIVE 

Nei giorni scorsi avrebbe dovuto tenersi un tavolo, che all’ultimo momento è stato unilateralmente disdetto dagli esercenti. Le aziende hanno alzato un muro contro alcune rimostranze avanzate dalle organizzazioni sindacali. Tra queste, il rifiuto categorico di andare incontro a quella che viene considerata un’indegna pretesa degli esercenti di affidare ai dipendenti il ruolo di “garanti” del decoro dei servizi igienici.

LE TAPPE DELLA MOBILITAZIONE

“Pensiamo che la situazione non sia più sostenibile- conclude Popescu - serve una mobilitazione e per questo abbiamo aperto lo stato di agitazione. Stiamo facendo assemblee nei luoghi di lavoro, per decidere tutte e tutti insieme come proseguire il confronto”.

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