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Prima del libro, la collana che lo contiene. Si deve infatti rendere merito all’editore Ediesse per questa iniziativa utile e coraggiosa sin dal titolo, Sessismo e razzismo, due vocaboli che da soli e insieme raccolgono molte delle questioni affrontate nei decenni, se non nei secoli, e ancora da risolvere oggi. Il comitato scientifico di questa collana, tutto al femminile, è garanzia di uno studio rigoroso, in virtù della presenza di nomi che hanno fatto la storia del nostro Paese, come Maria Luisa Boccia, delle curatrici Lea Melandri e Stefania Volterini, di una scrittrice con lo sguardo sempre attento al presente e al più immediato futuro, quale è Igiaba Scego.
Una premessa doverosa, per comprendere ancor meglio il valore della pubblicazione del volume Separate in casa (pp. 242, euro 15), il cui sottotitolo, ricordando il rapporto tra femminismo e sindacalismo in merito al complesso universo delle lavoratrici domestiche, e l’esplicita dichiarazione di una “mancata alleanza”, pone da subito sul tavolo i temi approfonditi nel libro. La curatela, in questo caso, è di Beatrice Busi, che nella sua introduzione riassume i contenuti degli otto capitoli che lo compongono, accompagnando una lettura che si articola nello sviluppo delle pagine alternando forma saggistica e narrazione, offrendo così un quadro originale ed esauriente del periodo storico considerato, e degli argomenti proposti.
La prima parte viene dedicata al concetto e alle declinazioni della definizione di lavoro riproduttivo, che negli studi di genere si riferisce all’insieme dei servizi di cura offerti nelle famiglie in schiacciante prevalenza dalle donne, nei vari ruoli che ricoprono come moglie, madre, figlia, sorella, nonna. Seguono a distanza gli uomini, poi i soggetti retribuiti. Sin dagli anni Settanta, alcuni studi hanno proposto una linea di pensiero che individuasse nel lavoro domestico, con uno sguardo certo innovativo e di respiro marxista, delle connessioni tra le attività appartenenti allo stesso e quello svolto dagli operai nelle fabbriche.
Da qui il libro elabora la sua analisi storica, concentrandosi dapprima sulle rappresentazioni per immagini del lavoro domestico dal secondo dopoguerra sino agli albori del decennio Ottanta, attraverso il recupero di spot promozionali emblematici quali l’episodio della serie pubblicitaria Bio Presto, La donna di servizio, andata in onda tra il 1968 e il 1976, che raccontano gli stereotipi modificati nel tempo della figura femminile rivolta a un pubblico di massa, e chiamando in causa non soltanto l’ambito televisivo ma anche il grande schermo, dalla locandina di Siamo donne (1953), dove le quattro grandi protagoniste, Ingrid Bergman, Anna Magnani, Isa Miranda e Alida Valli, vengono raffigurate in una imponente cucina con il rosa come prevalenza cromatica, al confronto tra la casalinga Antonietta di Una giornata particolare di Ettore Scola (1977), e la domestica Celestina di Il sole negli occhi (ancora 1953).
Nella sua seconda parte l’attenzione viene inevitabilmente dedicata al nostro tempo, in particolare al cambiamento che il lavoro domestico subisce nel momento in cui le migrazioni femminili divengono una realtà non più marginale, e come a questo fenomeno il neofemminismo offre, o non offre, il suo contributo. Da qui le riflessioni, acute quanto mirate, sul rapporto tra lavoro domestico e femminismo sindacale, e su quell’incontro mancato, quelle mancate alleanze a cui si fa riferimento già in copertina. Ma non si dimenticano anche le numerose pratiche virtuose attivate negli anni, una su tutte la battaglia delle 150 ore per il diritto allo studio anche per le casalinghe e, arrivando alla nostra contemporaneità, la difesa e la tutela delle tante donne migranti che giungono nel nostro Paese con il sogno di una vita migliore, salvo ritrovarsi coinvolte in pochi giorni nel giro della prostituzione sotto il ricatto di maschi senza scrupoli.
Si torna così al titolo della collana, a quel sessimo e razzismo, binomio spesso indivisibile che è sempre complicato sciogliere, da cui la cultura dominante, più o meno consapevolmente, non riesce ancora a liberarsi: se tanta strada sembra esser stata percorsa, molta se ne dovrà ancora fare.
In ultimo è altrettanto doveroso riportare, almeno in ordine alfabetico, tralasciando le numerose, specifiche e diverse competenze, i nomi delle varie autrici che assicurano linfa vitale all'intero volume: Alisa Del Re, Anna Frisone, Alessandra Gissi, Vincenza Perilli, Alessandra Pescarolo, Valeria Ribeiro Corossacz, Elena Petricola, Raffaella Sarri.