Lo hanno chiamato “Salva Metropolitanma in realtà fa tutto il contrario. La norma appena approvata dalla Commissione Urbanistica della Regione Lazio aprirà, infatti, le porte alla possibile trasformazione di uno dei più antichi cinema della capitale in un centro commerciale. La norma, voluta dalla destra in Regione con l’emendamento della consigliera di Fratelli d’Italia, Laura Corrotti, smantella nella sostanza quella precedente che era stata introdotta dalla Giunta Zingaretti.

Il provvedimento mirava, infatti, a tutelare le sale cinematografiche in stato di abbandono, mettendo un freno alla speculazione immobiliare e alla svendita del patrimonio delle sale. Fino ad oggi, è esistito un vincolo per le proprietà degli esercizi cinematografici: il 70% degli spazi devono continuare a essere destinati a usi cinematografici e solo il restante 30% può essere convertito a fini commerciali. Il Salva Metropolitan nella pratica ribalta queste percentuali, facendo da apripista alla possibile trasformazione di molte delle sale in disuso in negozi.

Oltre 50 ex sale che alcuni esponenti della Giunta Rocca avevano definito “ricettacoli di degrado”, dimostrando di non tenere in alcun conto esperienze importanti come quelle del Cinema America prima, e poi del Cinema Troisi. Spazi dimenticati da Dio, riportati a una fervente e giovane vita culturale. “Mi pare importante ricordare che a dicembre del 2024 il Tar del Lazio aveva bloccato il progetto della proprietà – commenta Mihai Popescu, segretario generale della Slc Cgil Roma 1 – e la cosa ci aveva fatto tirare un sospiro di sollievo”.

Il sindacalista sottolinea come la giustizia amministrativa fosse intervenuta a tutela di un bene comune, per poi venire superata a destra, è il caso di dirlo, per via normativa. “Un fatto grave- prosegue Popescu -anche in prospettiva futura, perché il caso del Metropolitan potrebbe diventare lo spunto per iniziative future riguardanti altri spazi cinematografici al momento abbandonati”.

Spazi che, attraverso bandi e progetti regionali e comunali, potrebbero invece essere riaperti affidandoli alla cura delle molteplici associazioni culturali che operano nella capitale, non di rado faticando a trovare spazi consoni alle proprie attività. “Aspettiamo di vedere se la norma verrà approvata in consiglio – dice il sindacalista – ma se la maggioranza voterà compatta, noi siamo pronti alla mobilitazione”.

Il Metropolitan è stato un simbolo della cultura romana fin dal 1911, e la sua trasformazione in centro commerciale lascerebbe a via del Corso una sola sala da 99 posti. “Questa scelta è l’ennesimo sacrificio della cultura a favore del profitto – conclude Popescu - trasformando luoghi di memoria in contenitori di consumismo”.