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A Volterra un altro carcere è possibile. A Volterra, anche dietro le sbarre, puoi intravedere il cielo. Qui è nata, ormai diversi anni fa, la Compagnia della Fortezza, sotto la guida di Armando Punzo. Si trova nell’istituto di detenzione collocato all’interno della Fortezza Medicea, dove il regista allestisce i suoi spettacoli.
Insieme ad altre compagnie teatrali che operano in vari istituti di pena italiani, la Compagnia della Fortezza anima il Progetto Per Aspera ad Astra, promosso da Acri (Associazione di fondazioni e casse di risparmio) e sostenuto da dodici fondazioni di origine bancaria, che vede allievi giovani e meno giovani conoscere da dentro il lavoro di Punzo e delle altre compagnie, confrontandosi su un altro teatro possibile. L’obiettivo è quello di provare ad entrare in carcere attraverso la cultura offrendo, al contempo, ai detenuti l’opportunità di seguire percorsi di formazione nei mestieri del teatro.
A questa incredibile esperienza è dedicato il film Qui è altrove: Buchi nella realtà, per la regia di Gianfranco Pannone, distribuito da Bartlebyfilm, uscito in sala negli ultimi giorni. Il documentario arriva al cinema dopo la prima mondiale alla 65esima edizione del Festival dei Popoli e il passaggio al MedFilm Festival e al Parma Film Festival – Invenzioni dal vero. L’opera ha anche il patrocinio di Associazione Antigone, impegnata nella tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale.
Gianfranco Pannone segue con la sua camera, fino al debutto, le prove di Armando Punzo con i suoi attori nell’ambito del progetto teatrale Atlantis cap. 1 – La permanenza. Qui, con altri registi provenienti da diverse esperienze di teatro-carcere, la Compagnia della Fortezza organizza la masterclass, riunendo tutte queste realtà nel segno di un’utopia possibile.
"Qui è altrove - dice Gianfranco Pannone - non è un film sul carcere, ma sul teatro in carcere che si fa linfa vitale. Tuttavia, non si può essere insensibili alla condizione dei nostri istituti di detenzione, che quest'anno hanno registrato al loro interno una sessantina di suicidi, oltre che un po' ovunque diverse sollevazioni per le condizioni assai difficili all'interno delle celle, per i detenuti come per le guardie carcerarie”.
Armando Punzo ha creato, in questi 35 anni di lavoro, un gruppo teatrale composto da detenuti-attori e professionisti del teatro, che è una specie di isola felice in un panorama molto triste. “Questo ci dice una cosa semplice e chiara: – prosegue Pannone –: un altro carcere è possibile. Possibile nella misura in cui i detenuti sono anzitutto persone che condividono con altre persone un'esperienza unica perché fortemente umana."
Nonostante alcuni casi virtuosi, come quello della Compagnia Fortezza, nella maggior parte delle situazioni si fa fatica a superare i cancelli con progetti che vadano davvero nella direzione della rieducazione, della costruzione di un’alternativa. E, non ultimo, di un lavoro sulle emozioni e sul mondo interiore dei detenuti. Quello che si portano dentro, e sul quale, grazie a esperienze simili, possono provare a lavorare, per intraprendere un percorso di cambiamento.
“Per Aspera ad Astra: attraverso sentieri impraticabili, raggiungere la luce – dice Armando Punzo - E la luce, le stelle, sono quelle di un’utopia concreta che si realizza lì dove è impensabile. All’inizio, forse, nessuno avrebbe scommesso su questo progetto di teatro in carcere. Eppure, a distanza di sette anni, è evidente a tutti che dalla nostra particolare postazione, attraverso un agire prettamente artistico, trascendiamo il carcere reale per parlare dei limiti e della prigione più ampia in cui tutti siamo rinchiusi”.
Dopo la prima del 22 novembre a Volterra, dove tutto è iniziato, il film proseguirà il suo viaggio nelle sale italiane.