Si è conclusa da poco la ventisettesima edizione della Festa di LiberEtà, il mensile dello Spi Cgil, quest’anno dedicata ai temi dell’Europa. La prima giornata è stata dedicata alle premiazioni, tra cui quelle dei due appuntamenti letterari promossi dalla rivista. A condurre, come ormai di consueto, Neri Marcoré, che ha salutato il pubblico dal palco del Teatro Sociale di Mantova con un assaggio delle Mie canzoni altrui.

IL PREMIO LIBERETÀ

Il Premio LiberEtà seleziona ogni anno romanzi inediti, storie di vita e di lavoro, che provengono soprattutto da pensionate e pensionati che avevano tenuto nel cassetto i loro ricordi più cari, o che si cimentano nel ripercorrere nero su bianco le loro storie nella Storia. Si tratta di materiali preziosi, che restituiscono da un punto di vista intimo e personale un pezzo di memoria collettiva. Il premio è andato quest’anno a Lorenzo Chiabrera, per il romanzo La seconda vita di Astolfo Barchiera, pubblicato dalla casa editrice LiberEtà. Il libro racconta quel passaggio esistenziale cruciale che dal lavoro porta alla pensione. Alla vita dopo. È la storia di un giornalista che una volta in pensione deve inventarsi una nuova vita e darsi altri obiettivi. L’acquisto di una bicicletta e la realizzazione del sequel di un film girato quarant’anni prima sono forieri di un finale sorprendente. “Il mio romanzo è autobiografico fino a un certo punto, perché il protagonista muore e invece io sono qui” ha scherzato Chiabrera con una battuta alla domanda di Marcoré.

Neri Marcoré a Mantova

Secondo posto ex aequo per Gabriella Zucchelli e Patrizia Martini. La prima scrittrice, pensionata e militante sindacale con Frammenti di storia, l’autobiografia di una vita con un percorso segnato sempre dalla forza degli ideali. La seconda, maestra di scuola primaria di Novara, autrice di racconti, poesie e di opere di teatro civile, con Don’t forget, un libro sull’importanza della memoria e dell’amicizia. Il concorso LiberEtà è promosso in collaborazione con l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, dove i manoscritti vengono poi conservati. L’Archivio, nato nel 1984 in Toscana e fondato da Saverio Tutino, raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche. “L’esercizio della memoria e la sua narrazione – come si legge su LiberEtà –  sono un fondamento essenziale per costruire relazioni positive fra le generazioni e consolidare la coesione sociale. Soprattutto se ad essere raccontate sono storie di lavoro e di impegno sociale e civile”.

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PREMIO GUIDO ROSSA 

Nella stessa occasione è stato proclamato il vincitore del Premio Guido Rossa, dedicato al sindacalista e operaio ucciso durante gli anni di piombo, e istituito cinque anni fa. Il riconoscimento letterario, voluto dallo, Spi Cgil punta a raccogliere testimonianze e autobiografie ambientate negli anni Sessanta e Settanta significative per la memoria collettiva del Paese. Il vincitore di questa edizione è Mauro Benedetti (venuto a mancare qualche anno fa) con il racconto La Vite tagliata. Una storia che ha inizio negli anni Cinquanta, nelle campagne di Pistoia, dove il giovane Riccardo, figlio di contadini, va a lavorare in fabbrica e si getta a capofitto nelle lotte per i diritti. Il vero e proprio manoscritto rimasto nel cassetto e tirato fuori dai familiari dell’autore dopo la sua morte. A premiare gli autori è stata la segretaria generale dello Spi Tania Scacchetti.

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