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In una realtà sempre più complessa come quella che stiamo attraversando la necessità del cambiamento diventa cruciale. E questo vale anche per il sindacato: perciò “formazione e ricerca debbono avere un rapporto sempre più stretto con la contrattazione e con l’azione sindacale”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, nel suo intervento che ha “salutato” il nuovo incarico di presidente della Fondazione Di Vittorio appena conferito a Francesco Sinopoli, che ha concluso il suo mandato alla guida della Flc Cgil e sostituisce Fulvio Fammoni.
Introducendo i lavori il segretario della Fdv, Paolo Terranova, ha ricordato che la nuova Fondazione Di Vittorio, frutto della progressiva unificazione di tutti i precedenti enti della Confederazione (Associazione Bruno Trentin, Ires, Isf, Smile), “è oggi un istituto sano, solido, riconosciuto dentro e fuori. Una comunità di uomini e donne, compagni e compagne, che lavora sentendo di appartenere a una comunità ancora più vasta, quella della Cgil, che opera per raggiungere grandi obiettivi”. Landini ha ricordato come formazione e ricerca siano necessarie proprio “per investire sul rinnovamento e sui giovani” e come questo entri anche “in rapporto con la comunicazione su cui è stato fatto un investimento importante”.
Tra gli obiettivi che la Confederazione si è data, proprio per affrontare in maniera adeguata i grandi cambiamenti in atto, c’è quello di “presentare un grande piano di formazione per i prossimi anni e di arrivare alla costituzione di una vera e propria scuola di formazione, rispetto alla quale il ruolo della Fdv è decisivo”. Il neopresidente, Francesco Sinopoli, ha ribadito nel suo breve saluto che l’incarico “rappresenta per me è un grandissimo onore”. E ha ricordato come si sia laureato “saccheggiando le riviste dell’Ires”, sottolineando che “la categoria da cui provengo per i temi di cui si occupa ha una forte vocazione confederale”.
“Per me è un mestiere nuovo – ha detto – e mi metterò dunque innanzitutto in ascolto, avendo tanta curiosità e desiderio di costruire un progetto con un’idea precisa di sindacato. Quella di un’organizzazione che deve innanzitutto radicarsi nei posti di lavoro e crescere negli iscritti”, ma che non sia “una semplice somma di categorie, ma soggetto di trasformazione sociale. Un soggetto politico che si confronta alla pari con le istituzioni e che deve contribuire a cambiare la società, come del resto ci hanno insegnato Giuseppe Di Vittorio, Bruno Trentin e Vittorio Foa”.