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Un libro, un podcast, uno spettacolo teatrale. Tre linguaggi e tre forme narrative per un’unica grande storia collettiva: La Resistenza delle donne. Il volume di Benedetta Tobagi, già uscito per Giulio Einaudi Editore, arriva sotto forma di reading al Teatro Carcano di Milano, dove ha debuttato il 25 aprile, in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione.
Il reading, con la voce narrante della stessa Benedetta Tobagi, le letture dell’attrice Arianna Scommegna e la musica di Giulia Bertasi con la sua fisarmonica, dà voce e corpo alle donne e alle ragazze partigiane, già protagoniste del libro. La regia è affidata a Lorenzo Pavolini, che firma anche la drammaturgia insieme alla scrittrice, e già autore dello spettacolo M. Il figlio del secolo, tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati.
Il progetto: dalle foto alle vite
Il progetto nasce da una selezione di immagini fotografiche, individuate in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza di Torino, di cui la giornalista ha ricostruito le vicende, attingendo alla memorialistica e alle testimonianze dirette. Foto, dunque, che sono diventate fonti, ma anche suggestioni dal forte potere simbolico ed evocativo.
Lo spettacolo e il libro restituiscono giustizia alle protagoniste femminili della lotta partigiana, dimenticate da un racconto ufficiale condotto prevalentemente al maschile. L’ambizione è quella di colmare un vuoto storiografico puntando, però, non a una storia parallela, bensì all’inserimento nella storia della Resistenza, con un risarcimento più che dovuto.
Dal libro al reading
In scena, l’attrice Arianna Scommegna ridà voce alle protagoniste, a partire dalle testimonianze originali raccolte da Benedetta Tobagi, privilegiando le figure meno note rispetto alle future madri costituenti e alle protagoniste più famose. L’esperienza delle staffette, la vita in banda sfidando le convenzioni sociali con la promiscuità, la pratica della battaglia imbracciando le armi. Ma non solo. La Resistenza delle donne fornisce anche spunti interessanti sul ruolo femminile in quel contesto storico, e su come l’esperienza partigiana si faccia al tempo stesso occasione di emancipazione femminista.
Lotta partigiana e lotta femminista
Si pensi a come le tradizionali funzioni di cura si siano sublimate in forme di lotta (il cibo, l’accudimento) o a come le ragazze che lasciavano la famiglia per salire in montagna sfidassero stereotipi e pregiudizi. O ancora, come raccontato dalla stessa Tobagi, a come quegli stereotipi venissero piegati alle ragioni dell’impegno politico. Lo stesso aspetto fisico, attraverso una consapevolezza nuova, diventava strumento per agevolare l’anonimato, o per abbagliare il nemico, affascinandolo. Corpi e anime messi a servizio della guerra. Senza dimenticare, tuttavia, i dolori degli stupri e delle sevizie, al pari di quelle subite dai compagni uomini.
Mogli, studentesse e lavoratrici: le partigiane
Nel mosaico di volti cui dà voce Arianna Scommegna ci sono tutte, indipendentemente dal ruolo, dall’età o dall’estrazione sociale: “La brava moglie - si legge nella presentazione del reading - che decide di imbracciare le armi per affermare un’identità che vada oltre le etichette; la ragazza che cerca il riscatto da un’esistenza di miseria e violenza; chi nell’aiuto ai combattenti vive una sorta di inedita maternità; chi è in cerca di vendetta. Fino alle studentesse che si imbarcano in una grande avventura e alle lavoratrici, per cui la lotta al fascismo è la naturale prosecuzione della lotta di classe”. Sul palco una scrittrice, una musicista e un’attrice. Alle loro spalle un grande schermo, su cui non potevano mancare le foto, vere protagoniste di questa narrazione.