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Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de las Vegas - a Cuba - da genitori italiani.
Raccontava lui stesso: “Della mia nascita d’oltremare conservo solo un complicato dato anagrafico (che nelle brevi note bio-bibliografiche sostituisco con quello più ‘vero': nato a Sanremo), un certo bagaglio di memorie familiari, e il nome di battesimo che mia madre, prevedendo di farmi crescere in terra straniera, volle darmi perché non scordassi la patria degli avi, e che invece in patria suonava bellicosamente nazionalista (...) Sono cresciuto in una cittadina che era piuttosto diversa dal resto dell’Italia, ai tempi in cui ero bambino: Sanremo, a quel tempo ancora popolata di vecchi inglesi, granduchi russi, gente eccentrica e cosmopolita. E la mia famiglia era piuttosto insolita sia per Sanremo sia per l’Italia d’allora: scienziati, adoratori della natura, liberi pensatori (...) Mio padre, di famiglia mazziniana repubblicana anticlericale massonica, era stato in gioventù anarchico kropotkiniano e poi socialista (...) mia madre (...) di famiglia laica, era cresciuta nella religione del dovere civile e della scienza, socialista interventista nel ’15 ma con una tenace fede pacifista”.
La Resistenza
Partigiano, scriveva nel luglio 1945: “(…) Noi siamo tutti vivi; voi di laggiù non potrete mai comprendere cos’è stato questo periodo per noi e come si possa considerare fortunato chi l’ha scampata. Io più d’ogni altro ho ragione di dir questo, che la mia vita in quest’ultimo anno è stato un susseguirsi di peripezie: sono stato partigiano per tutto questo tempo, sono passato attraverso una inenarrabile serie di pericoli e di disagi; ho conosciuto la galera e la fuga, sono stato più volte sull'orlo della morte. Ma sono contento di tutto quello che ho fatto, del capitale di esperienze che ho accumulato, anzi avrei voluto pure di più. In una lettera precedente ti ho spiegato dettagliatamente le mie avventure; mi dispiace che sia andata persa. Ora svolgo attività giornalistica e politica. Sono comunista, convinto e tutto dedito alla mia causa. Domani andrò a Torino per sistemare la mia collaborazione con un settimanale di lassù. Ma tornerò presto e sarò felice di rivederti”.
Dopo la Liberazione, nel 1947, si laurea in Lettere a Torino con una tesi su Joseph Conrad. Nello stesso anno pubblica, grazie a Cesare Pavese che ne apprezza subito le doti, Il sentiero dei nidi di ragno, ispirato alla sua esperienza partigiana in Liguria.
“Forse domani morirò - vi scriveva - magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia”. “I fascisti - aggiungeva - utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo”. Nel 1948 ‘Santiago’ entra nella redazione torinese de l’Unità, dove si occupa della terza pagina. Nel 1949 pubblica il volume di racconti Ultimo viene il corvo. Passa quindi, con funzioni di dirigente, alla casa editrice Einaudi. Nel 1951 visita l’Unione Sovietica, dandone puntuale resoconto nel Taccuino di viaggio in Urss, con cui vince il premio Saint Vincent.
Politica e scrittura
Scrive intanto il romanzo I giovani del Po e, quasi di getto, Il visconte dimezzato (sono degli anni '50: L'entrata in guerra, Le Fiabe italiane, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente).
Nel 1957, in seguito ai fatti d’Ungheria, si dimette dal Partito comunista, ma non rinuncia all’impegno democratico.
Tra il 1958 ed il 1962 pubblica La gallina di reparto, La nuvola di smog e l’antologia I racconti. Nel 1959 dà alle stampe Il cavaliere inesistente e parte per un viaggio di sei mesi nelle principali località degli Stati Uniti grazie ad un finanziamento della Ford Foundation, esperienza che diverrà soggetto del racconto inedito Un ottimista in America (le Lezioni americane uscirà postumo per Garzanti nel 1988).
Nel 1963 pubblica La giornata di uno scrutatore. L’anno successivo sposa Ester Judith Singer, traduttrice argentina d’origine russa, e con lei si stabilisce a Parigi, dove nel 1965 nasce la figlia Abigail.
Nello stesso anno escono Le cosmicomiche, cui seguiranno Ti con zero (1967), Le città invisibili (1972), Il castello dei destini incrociati (1973), Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979).
Nel 1980 si trasferisce a Roma.
Pubblica Una pietra sopra e Palomar cui segue, per la Garzanti, dove è passato in seguito alla crisi dell’Einaudi, Collezione di sabbia.
La morte
Un’emorragia cerebrale lo stronca nel 1985 all'ospedale di Siena, ma usciranno ancora, postumi - oltre alle Lezioni americane - Il nome, Il naso, Sotto il sole giaguaro e Un re in ascolto.
“Scompare con Italo Calvino uno dei più grandi scrittori italiani del nostro tempo - sarà il tributo che quel Pci con il quale ebbe un rapporto di amore conflittuale durato un’intera esistenza gli dedicherà attraverso le parole di Alessandro Natta - La sua straordinaria fantasia di narratore, la ricchezza umana e morale della sua opera letteraria hanno fatto di lui uno degli autori più amati da tutte le generazioni di lettori. Lo vogliamo ricordare anche per la sua costante presenza di intervento sul temi delle libertà politiche e civili, per l’acutezza critica del suol giudizi. Italo Calvino appartiene alla generazione della Resistenza. Combattente valoroso in una formazione delle Brigate Garibaldi nella guerra di Liberazione, ha animato della coscienza dei valori di solidarietà, di giustizia sociale, di libertà, tutti i suoi scritti, fin dal primo romanzo partigiano e in innumerevoli racconti e prose del fervido periodo del dopoguerra. I comunisti italiani non dimenticano il contributo che Italo Calvino ha dato con la sua penna e il suo concreto impegno di militante alle grandi battaglie della classe operaia italiana, alla difesa della democrazia nel nostro paese (...) certi che la memoria del (...) caro scomparso rimarrà viva nella cultura italiana e universale, tra i giovani, in tutti coloro che aspirano a un mondo giusto e libero”.
“Calvino è morto tre settimane prima del suo sessantaduesimo compleanno - scriveva Gore Vidal in un saggio pubblicato sul The New York Reviwe of Books il 21 novembre 1985 - e l’Italia mise il lutto, come se fosse morto un amato principe (…) L’Europa considerava la morte di Calvino come una calamità per la cultura. Un critico letterario, contrapposto a teorico, scrisse a lungo su Le Monde, mentre in Italia, ogni giorno per due settimane, furono pubblicati i bollettini dell'ospedale di Siena, e all'improvviso l'intera nazione era unita nella sua stima non solo per un grande scrittore ma per qualcuno che raggiungeva non soltanto gli scolari delle scuole elementari attraverso le sue collezioni di racconti popolari e favole, ma anche, una volta o l’altra, tutti coloro che leggono”.