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Per Paolo, quel primo ottobre del 2019 comincia come un giorno qualunque. La sveglia, il caffè, il turno in fabbrica, la pausa pranzo. Ma è proprio durante quella pausa – mentre è in mensa con i suoi colleghi – che succede qualcosa di inaspettato e tragico, che cambierà per sempre le loro vite. Un ex delegato sindacale entra, chiede attenzione: la fabbrica da lì a breve chiuderà, le attività verranno trasferite a Torino.
La vicenda della Ftp
Sembra un film, ma è tutto vero. È la storia della Cnh/Ftp Industrial di Pregnana Milanese, dove si producono motori marini di alto livello. Una fabbrica che chiamano artigianale perché – come racconta Paolo Mensolillo – è come stare in un atelier di sartoria, dove non c’è una vera e propria catena di montaggio, ma piuttosto un lavoro certosino fatto di intelligenza, di manualità fine, per la produzione di un prodotto che quasi nessuno fa. Sono passati cinque anni da quel primo ottobre del 2019, e quella fabbrica il mondo sembra essersela dimenticata, così come le sue lavoratrici e lavoratori, molti ancora disoccupati.
Un libro e un film
Ma Paolo non molla, non mollano i suoi compagni. Hanno bisogno di condividere, di raccontare. Già pochi giorni dopo l’annuncio, nel corso di una concitata assemblea sindacale, nasce l’idea di scrivere un libro che parli di loro. Si intitolerà Il motore siamo noi e i lavoratori lo realizzeranno insieme a Luciano Fumagalli, che ne è il curatore. Ma il libro non basta, perché di traverso ci si mette una pandemia mondiale, che sconvolge gli equilibri di tutti. E così a Paolo e ai suoi colleghi viene una nuova idea: girare un documentario, insieme al regista Marco Nicosia. Quel film è stato proiettato per la prima volta il primo ottobre del 2024, in un anniversario importante.
La Fiat cancella la sua storia
“Vorremmo portarlo in giro il più possibile. – spiega Paolo- Io ho studiato fotografia, ho cercato di comprarmi le attrezzature, e grazie anche a quello sono riuscito a produrre il film, che avrà pure tutti i suoi limiti, perché io non sono un professionista. Però abbiamo cercato di mettere in scena lo scempio operato da Fiat su un intero territorio e sulla comunità”.
In nome del profitto
Quella della Ftp non è la storia di una fabbrica che chiude per crisi. L'azienda non è in perdita, non vi sono emergenze o crisi da fronteggiare. Inoltre, la Fpt rappresenta un polo industriale unico, una fabbrica che ha contribuito a scrivere la storia della produzione di motori marini e industriali Fiat e del territorio. Ma l’obiettivo della proprietà è l’efficientamento: tagliare i costi e trarre il maggiore profitto possibile, a vantaggio degli azionisti. È il cosiddetto transform 2 win: trasformare per vincere.
Licenziati in 260
La decisione piomba inaspettata sui 260 dipendenti la cui sorte è messa così a repentaglio. Molti di loro sono operai over 50. In questa fascia d’età ci sono tante donne “che – racconta Paolo a ormai cinque anni di distanza – sono in molti casi ancora disoccupate”. Lui stesso, oggi 48 anni, è nella stessa condizione, nonostante non sia mai stato fermo. Si è laureato mentre lavorava in fabbrica, due concorsi pubblici superati, indetti dal Comune di Milano. Ha partecipato a corsi di formazione, fa sporadicamente supplenze brevi nelle scuole come personale Ata.
La storia di Paolo
“Sono originario della Puglia, arrivo da Foggia. Sono qui da solo, mi sono costruito una vita. Io sono orgoglioso di aver fatto l’operaio. Non è la semplice appartenenza a una categoria che ti definisce come persona, ma è il lavoro, con la dignità che ti restituisce, a renderti una persona libera”. Cinque anni da disoccupato, però, sono tanti e pesano. Due di cassa integrazione, terminati a maggio del 2023.
Raccontare per non sparire
E nel frattempo, una serie di iniziative schizofreniche da parte della proprietà: l’annuncio della chiusura in tronco, poi l’ipotesi di una reindustrializzazione del sito, la presenza di potenziali investitori interessati a rilevarlo. “Il cavaliere bianco. Così lo chiamavano, l’investitore più quotato. – ricorda Paolo - E poi, da bianco è diventato invisibile”. Quella della Ftp sembra una vicenda ormai chiusa e caduta nel dimenticatoio. Ma gli operai non ci stanno. Vogliono portare in giro il documentario, proiettarlo il più possibile, farsi conoscere e riconoscere. E noi glielo auguriamo. Forza.