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Dopo l’esperienza collettiva della rivista “unsolomondo”, uscita dal 2007 al 2014, e divenuta nel 2013 un volume dell’editore Ediesse, Sara Faieta è ora autrice de La terrazza su Berrechid (Masciulli Edizioni, pp.133, euro 10), libro che mescola racconti rimasti fuori dalla prima pubblicazione alle storie di integrazione vissute in un condominio di Modena. “Dopo anni abbiamo deciso questa nuova pubblicazione, dando una cornice anche romanzesca, recuperando i racconti inediti di allora per metterli insieme agli incontri fatti in questo palazzo”, ci dice Ciro Spagnulo, funzionario della Cgil Modena, tra i maggiori promotori di quello che è stato il “Centro lavoratori stranieri” della città. Con lui Mohcine El Arrag, impegnato nella Funzione pubblica della Cgil Modena, completa una squadra ben assortita, che con Sara Faieta si è resa protagonista di un’altra ricerca territoriale di certo atipica, raccontata in queste pagine.
“Come si evince anche da quanto scritto nel finale, si tratta di un lavoro inizialmente cestinato, che Ciro due anni fa mi ha quasi costretta a recuperare”, confessa l’autrice. “L’esperienza del 2013 ci ha coinvolti nel tempo in altri progetti di integrazione, anche perché noi tre insieme funzioniamo bene, siamo molto molto amici… Ciro e Mohcine sanno come avvicinare le persone, le fanno parlare per rivelarsi, mentre io sono lì ad ascoltare, a raccogliere, e poi scrivere…”.
Il cuore del libro è infatti uno sguardo da dentro sugli abitanti di varie origini e provenienze in un palazzo di Modena, che però deve essere scritto con l’iniziale maiuscola: “Come durante il lavoro del primo volume, anche in questo incontrando i protagonisti pian piano ci conoscevamo e riconoscevamo, trovando e offrendo una sponda proprio grazie alla precedente pubblicazione, che molti avevano letto o di cui avevano sentito parlare. Così ci siamo immersi in questa nuova avventura per otto mesi dentro il Palazzo, che abbiamo deciso di scrivere con la lettera maiuscola per rappresentare la personificazione di un luogo, accomunando così tante diversità in tante città italiane. Ne è venuto fuori un lavoro costituito da una scrittura più matura, a tratti sentimentale”.
Il “Palazzo” si trova in effetti in un contesto completamente diverso dai consueti riferimenti abitativi che accolgono determinate realtà, come fosse una città nella città, in un luogo in cui dove nessuno andrebbe spontaneamente, divenendo più che simbolo la metonimia del concetto di periferia, una periferia che non si trova fuori dal centro, ma nel cuore della città stessa. “Si tratta di uno spazio grande e dispersivo, dove non conoscevo nessuno - continua Faieta - ; e quello che ho cercato di fare è stato anche mettere in evidenza i miei pregiudizi rispetto all’altro, la paura di mettersi nei guai, il pensiero che potesse capitare qualcosa ai miei compagni, l’ansia di portare sempre con sé il telefono perché “potrebbe essere pericoloso”. Un percorso intimo e contrastante, che ho cercato di costruire coinvolgendo il lettore”.
Il confronto è dunque quello con l’alterità, spesso senza esserne consapevoli; e quando il coraggio di svelarsi riesce a emergere, in una dimensione affettiva le storie si sovrappongono e il “Palazzo” diventiamo anche noi, elaborando una comune metafora dell’io. Viene da chiedersi, e lo chiediamo all’autrice quanto sia cambiata la condizione sociale in questi ultimi dieci anni, compresi tra la prima e la seconda pubblicazione.
“Penso che la situazione sia addirittura peggiorata. La crisi economica è aumentata, e con essa altre problematiche. Le difficoltà narrate quasi dieci anni fa adesso hanno subito dei cambiamenti anche di vita: qualcuno è tornato in patria, altri si sono spostati, senza dimenticare il terremoto che ha colpito queste zone”. Difficoltà economiche e sociali che però non riguardano soltanto gli stranieri arrivati in Italia: “C’era e continua ad esserci mancanza di lavoro, e dove il lavoro esiste esistono anche condizioni non facili. Le paure sono le stesse, dalla precarietà all’impossibilità di accedere a un lavoro solido, ad affitti accessibili, mentre nuclei numerosi di famiglie sono costrette a vivere in ambienti risicati”.
Sono le difficoltà che attraversano in molti, troppi, senza distinzione di nazionalità, soprattutto nelle ultime generazioni, per le quali la condizione di precario, l’essere migrante, la ricerca di una posizione sociale dignitosa accomuna sempre più persone, alcune soltanto poco tempo fa “insospettabili”. Questo libro ci aiuta a comprendere meglio tutto questo, e a conoscere qualcosa di più.