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L’ultimo Film di Pif riesce nell’impresa di denunciare la questione serissima dell'impatto degli algoritmi sulle nostre vite e sul lavoro – già affrontata da un maestro del Cinema come Ken Loach nella sua ultima opera Sorry we missed you –, usando però il registro grottesco e comico e facendo ridere lo spettatore per quasi tutti i 108 minuti della pellicola.
Certo una risata dal sapore amarissimo, perché le surreali situazioni che il protagonista Arturo deve affrontare non sono così lontane dalla realtà di tutti i giorni, e anzi abbiamo avuto l'impressione che non si tratti solo di un film distopico (ovvero con un ipotetico futuro da incubo) ma piuttosto di una lucida previsione di quanto già si stia avverando, vista l’accelerazione dovuta alla pandemia.
È la sensazione che hanno avuto i rider ogni volta che appare sullo schermo del film una notifica assurda da parte dell’applicazione Fuuber o quando ancora l'algoritmo punisce Arturo per una consegna non andata a buon fine, magari perché il cliente con totale cinismo e indifferenza non l’ha accettata. Il film non racconta il lavoro digitale solo attraverso la condizione dei rider riprodotta in maniera puntuale (anche grazie alla nostra collaborazione al film), ma offre una casistica più ampia estremizzando quanto accade ormai in tutto il mondo del lavoro.
Ci racconta di algoritmi programmati per licenziare lavoratori considerati superflui o non abbastanza performanti o per selezionare aspiranti candidati in cerca di lavoro. Nella fitta narrazione la roulette dell’algoritmo rende i personaggi un giorno carnefice e l’altro vittima: Arturo è l’autore dell’algoritmo che lo ha messo alla porta e così via, chiarendo da subito che non è pensabile trovare la salvezza individuale stando dalla parte del sistema.
Nel film anche l’amore diventa un’opzione a pagamento con Stella, l’ologramma che sa tutto di te e dopo una settimana di prova gratuita ti presenta un conto salato. I ruoli di lavoratori e consumatori nella trama si scambiano continuamente per mostrare la pervasività dell’algoritmo che si afferma proprio nell’intermediazione tra lavoro e consumo, doppia faccia della stessa medaglia ovvero del controllo sulle vite di ognuno di noi.
È il trionfo totale del mercato sotto le mentite spoglie di un algoritmo diretto da uomini in carne e ossa con una visione molto chiara della concentrazione del potere e del denaro che non cela l’intento di renderci sempre più schiavi ogni volta che accettiamo di cedere i nostri dati e quindi un pezzetto della nostra vita.
Il film, con un finale brillante e aperto, ci pone di fronte al dilemma della liberazione, sempre che questa spinta non arrivi quando ormai è troppo tardi… Se infatti click dopo click finiremo con l’accettare tutto questo, il glorioso passato di lotte e diritti sarà relegato allo sfogo di un uomo che ricorda con nostalgia quando c'era anche il sindacato!
Nel tentativo di affermare una narrativa alternativa a quella dominante non dobbiamo a mio parere farci sfuggire questa occasione che il regista ci offre nel saper raccontare ad una vasta platea, con intelligenza e comicità, le condizioni di lavoro presenti nell’economia digitale e la loro possibile evoluzione.
Il cinema è una straordinaria occasione per rispecchiarsi e attivare una riflessione che, soprattutto per le generazioni più giovani, può determinare una consapevolezza quanto mai preziosa. Consapevolezza che ci interroga a fondo tanto da indurre il bisogno nelle spettatore di chiedersi come impedire oggi che il destino presentato diventi ineluttabile.
Non a caso, nel corso del dibattito organizzato da Nidil Cgil, dopo la visione al Cinema Alfieri di Firenze, la sala gremita è rimasta inchiodata per fare domande al regista Pif e soprattutto interpellare i rider presenti, per conoscere meglio la nostra battaglia e il ruolo che i consumatori possono giocare. Un'esperienza che suggeriamo di replicare e diffondere, anche facendone una campagna nelle scuole per sensibilizzare chi questo futuro rischia di viverlo in pieno.
In fondo, se il film può riuscire a smuovere le coscienze, sta a noi proporre la strada alternativa, per non rimanere a guardare come s…..!