Questa figura si inserisce nelle produzioni cinematografiche, teatrali e televisive per tutelare la sicurezza emotiva e fisica degli attori durante le scene più delicate, come effusioni, nudità e atti sessuali simulati. Valentina Calandriello spiega che la sua funzione principale è quella di "mitigare i rischi che si corrono provando o girando una scena con contenuti d’intimità". Il suo intervento è cruciale soprattutto dopo il movimento #MeToo, che ha sollevato la questione della sicurezza nei set, facendo sì che la presenza di un intimacy coordinator divenisse una necessità anche in Italia.
Il suo ruolo funge da ponte tra gli attori, la regia e il resto della produzione, per garantire che ogni scena venga realizzata nel pieno rispetto dei confini emotivi e fisici degli interpreti.
Quando Valentina arriva sul set, il suo primo passo è comprendere appieno la sceneggiatura e il contesto delle scene di intimità. "Mi viene prima di tutto passata la sceneggiatura, per cui ho una prima idea di qual è la scena, di cosa è intimità, in che contesto ne stiamo parlando", racconta. Successivamente, Valentina incontra ogni attore o attrice separatamente, per assicurarsi che ciascuno comprenda cosa viene richiesto dalla regia e che il grado di consenso sia chiaro. Il suo lavoro non si limita a coordinare le azioni fisiche, ma anche a garantire che il consenso degli attori sia autentico e libero. "Non è il regista che direttamente parla all'artista, ma c'è questa figura che permette di avere un consenso reale", spiega. Questo è fondamentale per evitare qualsiasi tipo di pressione, creando uno spazio sicuro per tutti i membri del cast.
Uno degli aspetti più delicati del lavoro di Valentina riguarda la gestione di scene particolarmente intime. Quando si prepara una scena a contenuto sensibile, come una simulazione sessuale, è essenziale proteggere ogni persona coinvolta. "I monitor vengono spenti, la troupe è limitatissima, si seguono una serie di dinamiche che permettono un ambiente consono rispetto alle richieste di ogni interprete". Questo approccio assicura che gli attori possano lavorare in un contesto sicuro, lontano da occhi indiscreti e in totale concentrazione.
"Dire no vuol dire essere visti come una persona problematica, come qualcuno che interrompe la macchina da presa e fa perdere soldi alla produzione”.
Sabina Di Marco, segretaria generale della Slc Cgil, parla dell'importanza dell'intimacy coordinator nel settore audiovisivo, emersa durante la contrattazione del primo contratto collettivo per attori e attrici in Italia. "Abbiamo voluto dedicare un articolo alla parità di genere e alle molestie sui luoghi di lavoro, introducendo l'intimacy coordinator come strumento di deterrenza", afferma. Questo contratto ha sancito l'inclusione della figura, già presente in paesi anglosassoni, come parte delle misure contro le violenze di genere. A livello internazionale, molti Paesi hanno già regolamentato questa figura, e anche in Italia si sta sviluppando un'attività di formazione specifica. Di Marco sottolinea: "Siamo tra i Paesi che hanno dato un segnale in questa direzione".
Il lavoro di Valentina, quindi, non si limita solo a tutelare il consenso fisico, ma si estende a un'analisi più ampia delle dinamiche di potere all'interno del mondo del cinema. "In quest'ambito c'è un enorme lavoro da fare, affrontando tematiche legate al sessismo, al razzismo e alle abilità diverse", sottolinea. In un'industria che storicamente ha avuto difficoltà a riconoscere e combattere le discriminazioni di genere, la figura dell'intimacy coordinator rappresenta un passo fondamentale verso un cambiamento culturale. "Non credo che ci sia una sola donna che possa dire di non aver ricevuto in qualche modo un certo tipo di discriminazione", afferma, riconoscendo la necessità di una continua evoluzione nella gestione delle relazioni professionali e personali nel cinema.
Se la figura dell'intimacy coordinator fosse stata presente molti anni fa, Valentina è convinta che avrebbe potuto fare una grande differenza nella protezione degli attori e delle attrici. Oggi, grazie a professionisti come lei, il cinema sta finalmente dando più spazio alla sicurezza, al rispetto e al benessere di tutti coloro che vi partecipano.