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Ho riflettuto molto in queste settimane e atteso a scrivere questa lettera nella speranza di svegliarmi una mattina e leggere o ascoltare un accenno, una parola che riguardasse i Lavoratori dello Spettacolo. Ho atteso e atteso e atteso e come me decine di migliaia di persone, amici e colleghi, che come tutti gli italiani stanno vivendo e seguendo con ansia, molti colpiti in prima persona, l’angoscia di queste ore, diventate troppo velocemente mesi. Ho atteso a scrivere per pudore, per senso civico, per la considerazione che ho dello stato di emergenza in cui si trovano a combattere le Istituzioni. Ma la necessità di esercitare il mio diritto di cittadina, un diritto che vivo con senso di responsabilità, animata da una grande volontà costruttiva e positiva, non può più attendere.
A parte il CDM del 16 Marzo scorso “Aiuti Concreti per il Turismo e la Cultura” ,di cui attendevamo con ansia maggiori informazioni e sviluppi ma di cui nulla più si è sentito, ad oggi purtroppo non vi è traccia di interventi seri e appropriati che entrino nel merito o che anche solo sfiorino il drammatico tema dei Lavoratori dello Spettacolo. Per interventi seri e appropriati intendo dire, e sottolineare, che noi Lavoratori dello Spettacolo, già peraltro abituati da sempre a sentirci invisibili, oggi più che mai proviamo un sentimento surreale di abbandono da parte delle Istituzioni che sembrano ancora una volta essersi dimenticati di noi.
Eppure il Cinema anche in Italia è una grande industria. Un’industria che in molti Paesi è considerata uno dei motori essenziali per l’economia nazionale.
In Italia, il Cinema è un’industria che comprende circa duemila imprese e ha un fatturato di più di quattro miliardi di ricavi. Com’è possibile che si continui a ignorare la nostra categoria?
Ci sono tavoli aperti e discussioni in corso, leggiamo le lettere che i sindacati vi inviano, riempiamo e firmiamo petizioni e appelli e questionari ogni giorno ma purtroppo ad oggi non troviamo traccia della nostra presenza nei decreti, nelle statistiche, nelle tabelle, nelle interviste, negli articoli di giornale o nei servizi dei telegiornali o nei discorsi del Premier o dei vari Ministri. Nessuno parla di noi, né il Governo né le opposizioni e noi non possiamo più accettare di continuare ad essere invisibili.
Sono oramai di dominio pubblico le previsioni relative alle prossime riaperture, ma in molte di queste tabelle i Lavoratori dello Spettacolo semplicemente sono assenti, non ci sono.
La gran parte delle Produzioni Cinematografiche solitamente partono in primavera.
Moltissimi di noi, dunque, quest’anno al momento dell’inizio del lockdown non aveva ancora iniziato a lavorare e realisticamente, se tutto andrà bene, vedremo i primi set riaprire il prossimo autunno. Se tutto andrà bene, perché per ora la generica categoria “Cinema” rientra tra quelle attività per le quali la data è “da definirsi”. Questo significa che saremo tra gli ultimi nel paese a ripartire.
I Lavoratori dello Spettacolo non hanno diritto alla Cassa Integrazione. La maggior parte di noi non ha diritto nemmeno al Bonus di 600 euro.
Che cosa avete previsto, se lo avete previsto, di mettere in campo per l’industria del Cinema?
Una domanda semplice, quella stessa che tutti i lavoratori dello Spettacolo si stanno facendo da troppe settimane ormai. Costumisti, Parrucchieri, Truccatori, Macchinisti, Elettricisti, Assistenti di Produzioni, Aiuti Regia, Fonici, Operatori, Attrezzisti, Scenografi, Effetti Speciali, Autisti, Attori, Contabili, Amministratori, Montatori, Artigiani, Tecnici, Artisti, Organizzatori, considerati in questo settore tra le migliori maestranze al mondo.
Chi penserà a noi? Chi penserà ai fabbricanti di sogni? Quei sogni che in queste settimane hanno fatto compagnia a milioni di persone in tutto il mondo. Il nostro lavoro è quanto di più lontano dal distanziamento sociale si possa immaginare e il distanziamento sociale, ad oggi, in mancanza di un vaccino, è l’unica misura da mettere in campo per la salvaguardia e la tutela della salute dei cittadini e dunque di tutti i lavoratori. Anche volendo fare test e tamponi alla Troupe prima dell’inizio riprese e metterli in quarantena preventiva, basterebbe una semplice comparsa trovata positiva a dover imporre un fermo riprese di almeno tre settimane, e così via a catena, quando le riprese di un film mediamente si aggirano intorno alle 6/7 settimane..
Molti pensano che fare cinema sia un passatempo, che ci si diverta nel farlo, che il nostro non sia un lavoro serio, necessario.
Necessario, bisognerebbe riflettere sul significato di questa parola.
Nella speranza di ascoltare presto quali saranno le misure che riterrete necessario mettere in campo per la nostra categoria vi auguro buon lavoro e vi porgo i miei più cordiali saluti.