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Secondo i dati Istat del 2023 una donna su dieci, dai quindici anni in su, è stata molestata online. Numeri che meritano un’attenzione specifica per provare a capire un fenomeno relativamente nuovo, ma che ha un portato estremamente pericoloso. Se la violenza di genere implica rapporti di forza diseguali e uno sbilanciamento di potere, lo stesso scenario si replica nel mondo virtuale. “Gli ambienti digitali non sono neutri – spiega Barbara Leda Klenny, caporedattrice di InGenere – al contrario replicano le dinamiche di potere che sussistono nell’ambiente offline”.
L’INIZIATIVA
La giornalista è tra coloro che sono intervenuti nel corso dell’iniziativa su cosa sia e come si contrasta la violenza di genere online, promossa dalla Slc a Roma, presso la sede della Cgil. Un incontro nato dall’esigenza di analizzare un fenomeno dilagante, da parte del sindacato che rappresenta i lavoratori della comunicazione e che, nell’ultimo decennio, si è confrontato quotidianamente con la necessità di “contrattare l’algoritmo”. Niente di più naturale, dunque, che si interroghi “su come le discriminazioni di genere si riproducono nell’ambiente di vita e di lavoro virtuale” commenta il segretario generale della categoria Riccardo Saccone.
ABUSI “VIRTUALI”
Il rapporto sullo stato dello stalkerware nel 2023 delinea un panorama tristemente ampio. In Italia il 31% degli intervistati ha riferito di aver subìto violenze o abusi da un partner attuale o precedente. Il 14% ha rivelato di aver subìto una qualche forma di stalking online da parte di qualcuno che frequentava di recente, mentre il 27% ha dichiarato di aver subito stalking o aver sospettato di esserne vittima. Anche nel mondo virtuale, i più colpiti dalle violenze sono le donne e i bambini.
RAGAZZI NELLA RETE
Sulla protezione dei più giovani c’è ancora molto da fare, perché manca una legislazione ad hoc. “I nostri figli usano gli strumenti tecnologici con una expertise molto superiore alla nostra – fa notare Giorgia D’Errico, direttrice Public affairs e relazioni istituzionali Save the Children Italia – per questo i genitori spesso non sono in grado di gestire il modo in cui i ragazzi si approcciano al virtuale”. L’Atlante dell’Infanzia di Save The Children restituisce dati preoccupanti sull’uso che bambini e ragazzi fanno dello smartphone: maglia nera alla Puglia, con il 30% del tempo. E in Campania, dove si registra il più alto tasso di obesità in età adolescenziale, il 13% delle ragazze ha disturbi importanti rispetto all’uso dei social. Sono aspetti che vanno letti insieme, così come quello relativo alla depressione adolescenziale, perché è il contesto complessivo in cui, come sottolinea D’Errico, i più giovani si muovono.
LA SEX ROULETTE
Si pensi al cyberbullismo o alle challenge, come la sex roulette su Tik Tok: fai sesso con più sconosciuti e se resti incinta hai perso. “Ogni giorno riceviamo denunce riguardanti casi di ragazzini che spogliano le loro compagne di scuola usando il deepfake”, dice l’avvocata Alberta Antonucci, fondatrice di On the Web Side. Si pensi al caso di Rose Villain, per restare in Italia, o a quello di Taylor Swift: “Le loro immagini nude hanno fatto il giro del mondo, ma erano un falso. Il problema – spiega l’avvocata –è che quando lo si scopre è ormai arrivato dovunque, e la reputazione della persona è rovinata”.
IL REVENGE PORN
Dal gioco sciocco al reato di revenge porn il passo è davvero breve, con conseguenze che sulle ragazze e sulle donne possono essere davvero irrevocabili. Chi non ha retto al massacro social e alla violazione profonda della propria intimità è arrivata anche a togliersi la vita. Lo ricorda Arianna Longo, Slc Cgil, nel citare Tiziana Cantone, che nel 2016 si suicidò a soli 33 anni, in seguito alla diffusione in rete di alcuni suoi video a sfondo sessuale. Tiziana aveva denunciato e chiesto la rimozione del video dal web. Ma la legislazione italiana non era pronta, e non lo è ancora, nonostante quell’episodio abbia dato un impulso all’approvazione del Codice rosso e all’introduzione del revenge porn come fattispecie di reato.
LA VERGOGNA DELLE CHALLENGE
“Il web amplifica la carica denigratoria perché ci si rifugia dietro a uno schermo”, osserva Lara Ghiglione, segretaria nazionale Cgil e autrice del libro Come farfalle nella ragnatela, illustrando le regole crudeli della nuova vergognosa sfida su TikTok. Si chiama Boiler Summer Cup: conquistare le ragazze più in sovrappeso possibile, per poi prendersene gioco umiliandole sui social con video e foto. I comportamenti aggressivi sul web si traducono spesso in una sovraesposizione della persona, come nel caso del bodyshaming, dello stupro virtuale, del doxing (che consiste nel cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private). In altri casi amplificano all’ennesima potenza, facilitandoli, atti persecutori, come nel caso del cyberstalking.
L’EDUCAZIONE DIGITALE
Ma possono anche configurarsi come l’annientamento della persona nell’ambiente virtuale, limitandone l’accesso allo scopo di controllarla o isolarla dalla rete sociale. Gli strumenti tecnologici, come qualsiasi macchina, sono di per sé neutri e vanno gestiti dall’uomo. Ecco perché, come conclude Giulia Guida, segretaria nazionale Slc, “Il problema non è se l’intelligenza artificiale ci sostituirà, ma come noi riusciremo a governare quel processo di cambiamento. Noi dobbiamo accettare questa sfida: essere presenti come forza sociale nei luoghi di lavoro, di fronte al legislatore e in un percorso di educazione digitale”.