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Due anni dopo l'apertura della vertenza Bekaert l'azienda non è stata chiusa, grazie alla determinazione dei lavoratori e all'impegno del sindacato. A riassumere la situazione è Daniele Calosi, segretario generale della Fiom di Firenze, ripercorrendo le tappe di tutta la storia. Due anni fa si aprì la vertenza della Bekaert di Figline Valdarno, che decise di delocalizzare e chiudere lo stabilimento fiorentino con una procedura che prevedeva, dopo poco più di due mesi, la cessazione dell'attività e 318 licenziamenti. Grazie al sindacato e ai lavoratori, la procedura è stata sventata con un’azione rivendicativa ha permesso di ottenere il ripristino della cassa integrazione per cessazione di attività per 12 mesi, poi prorogabili per altri 6, di cui possono beneficiare tutti i lavoratori in Italia. Poi è stata prorogata ulteriormente a causa del Covid-19, permettendo di poter affrontare la strada che porta alla reindustrializzazione, che in assenza di proposte concrete ha visto una parte dei lavoratori costituire una cooperativa anche su sollecitazione del sindacato.
"Spedendo 318 lettere di licenziamento - spiega Calosi -, due anni fa Bekaert apriva, con inaudita violenza, una ferita sul territorio che stiamo provando a rimarginare con fatica. Da allora come Fiom, grazie al sostegno di buona parte dei lavoratori, abbiamo messo in campo un’azione sindacale che ha permesso di reinserire la cassa integrazione per cessazione di attività e siamo stati in grado di condurre una difficile discussione verso una reindustrializzazione che oggi appare possibile anche grazie alla proposta di cooperativa avanzata da alcuni lavoratori".
Questo, prosegue il sindacalista, "in un rapporto diretto con la Fiom e la Cgil nazionale e, molto spesso, con la contrarietà di una parte della politica, del governo, di altri sindacati e anche di una parte dei lavoratori. Malgrado tutto siamo ancora qua, e non lasceremo solo nessuno dei lavoratori della Bekaert. Questa vertenza merita una soluzione degna della lotta che abbiamo intrapreso per tutti i 180 ancora in ammortizzatore, perché una cosa questa vertenza insegna: chi non lotta ha già perso".