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Un anziano fragile del sud ha il medesimo diritto a essere protetto di un anziano fragile del nord. Questo è un principio fondamentale di uguaglianza che sarebbe molto pericoloso mettere in discussione". A scriverlo è Christian Ferrari, segretario generale della Cgil del Veneto. Quello della salute delle persone, soprattutto in un momento drammatico come l’attuale pandemia, resta uno dei grandi temi sui quali declinare il no all’autonomia differenziata.
"I vaccini devono essere un bene pubblico, gratuito e per tutti. E vanno distribuiti sulla base delle priorità stabilite dal piano sanitario nazionale, che mette al primo posto gli operatori sanitari e i soggetti fragili in base all'età e alle condizioni di salute. La scelta di centralizzare gli acquisti a livello europeo è condivisibile, perché evita la guerra all'accaparramento tra i diversi paesi del Vecchio Continente, che farebbe crescere in maniera incontrollata il prezzo delle dosi e prevalere le logiche di mercato su un tema delicatissimo come quello della vita dei cittadini. Aver evitato fin qui la guerra tra nazioni per arrendersi alla guerra tra regioni – scrive Christian Ferrari – sarebbe un esito davvero paradossale e molto pericoloso”.
Sarebbe quella la via più breve per arrivare al punto di “privilegiare i territori più ricchi a discapito di quelli poveri, con i primi in grado di vaccinare anche i soggetti meno a rischio, e i secondi non ancora in condizione di mettere in sicurezza le persone più deboli. Il passo successivo, inevitabilmente, sarebbe quello di consentire alle diverse aziende di accedere direttamente al mercato, con i lavoratori di quelle più forti avvantaggiati rispetto ai dipendenti delle imprese più piccole e con meno risorse”.
“Il diritto alla salute di un cittadino disoccupato – si chiede il leader della Cgil veneta – ha meno valore di quello di chi ha un’occupazione? In questo modo salterebbe definitivamente la programmazione vaccinale approvata dal Parlamento e verrebbe “privatizzato” il contrasto al virus. Quando il nuovo assessore alla Sanità della regione Lombardia, Letizia Moratti, ha proposto di utilizzare il criterio del pil territoriale per la distribuzione dei vaccini è salito un coro unanime di indignazione, che l'ha costretta a una marcia indietro repentina. L'idea della regione Veneto di applicare l'autonomia differenziata nella lotta alla pandemia va nella stessa direzione. È una direzione sbagliata, che non tiene conto dei principi minimi di equità e di giustizia sociale. Lo stesso discorso, ovviamente, vale per tutte le altre regioni che dovessero intraprendere una strada simile”.