Saranno a Torino anche loro, sabato, con i vessilli dello Spi e la determinazione di chi chiede provvedimenti incisivi per una vita più dignitosa. I pensionati di Verona parteciperanno alla manifestazione organizzata dalla Cgil per contestare l'accordo sulla previdenza proposto dal governo e considerato insoddisfacente dal sindacato guidato da Susanna Camusso. D'altra parte anche gli anziani scaligeri vivono difficoltà quotidiane che non possono essere ignorate.
Secondo i dati elaborati dallo Spi Cgil del Veneto e diffusi durante il convegno “E domani… quali pensioni?” - organizzato a Venezia dallo Spi del Veneto alla presenza, fra gli altri, dell'onorevole Cesare Damiano e del segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti e svoltosi di fronte a oltre 500 persone - nel Veronese 7 assegni pensionistici su 10 sono inferiori ai mille euro lordi al mese, cifra che al netto risulta di poco superiore a 800 euro. Com'è possibile, vedendo questa situazione, che qualcuno parli di scontro generazionale e accusi gli anziani di rubare il futuro ai giovani. Lo Spi Cgil respinge questo pretestuoso attacco e lo rimanda al mittente con la forza della statistica.
In provincia di Verona su 263.237 pensioni “private” (esclusi quindi i dipendenti pubblici che una volta ricevevano la pensione dall'Inpdap) erogate nel 2016, il 58,5% sta sotto ai 750 euro lordi e un altro 10,8% è compreso fra i 750 e i 1000 euro lordi mensili. I pensionati, dunque, faticano ad arrivare a fine mese eppure cercano lo stesso di dare una mano ai propri figli o nipoti, con sacrifici enormi. Un compito non facile, considerando che in provincia di Verona l'assegno previdenziale medio è di 892,62 euro lordi, il più basso dopo Rovigo e Belluno (la media veneta è invece di 904,64 euro). Se poi si guarda alle sole pensionate, beh, la situazione appare a dir poco drammatica. Alle anziane veronesi, infatti, arrivano pensioni di poco superiori ai 646 euro mensili, contro i circa 1.225 euro dei “colleghi” maschi. Un gap enorme che rende le “nonne” ancora più vulnerabili e indifese e rende sempre più necessario il riconoscimento del lavoro di cura svolto per lo più da donne per assistere a familiari invalidi.
“Saremo in piazza – sottolinea Giuseppe di Girolamo, segretario generale dello Spi Cgil di Verona - per rinsaldare il rapporto intergenerazionale anche sul tema delle pensioni e garantire pensioni dignitose agli attuali e futuri pensionati”.
Ecco dunque che parlare di scontro generazionale è un non-sense e semmai bisognerebbe parlare di solidarietà fra generazioni, come spiega la stessa segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto, Elena Di Gregorio. “Un paese che costringe gli anziani a restare al lavoro e non consente ai giovani di lavorare, è un paese che non ha futuro. Per questo continueremo la nostra battaglia per modificare profondamente il sistema pensionistico per renderlo più giusto e solidale”.
Quella di sabato a Torino è una delle cinque manifestazioni indette dalla Cgil dopo l’esito del confronto con il Governo sul tema della previdenza, considerato “insufficiente”. Queste le rivendicazioni del sindacato: blocco dell'innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, garanzia di un lavoro più dignitoso e di un futuro previdenziale ai giovani, riconoscimento del lavoro di cura, maggiore libertà di scelta su quando andare in pensione, valorizzazione della previdenza integrativa, rivalutazione delle pensioni, più sviluppo e occupazione.