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Sono passati 25 anni dalla strage di Capaci. Un evento che ha segnato la storia d’Italia, con il terribile attentato dinamitardo sull’autostrada A29, a pochi chilometri da Palermo, dove persero la vita Giovanni Falcone, la moglie, il magistrato Francesca Morvillo, e tre uomini della Polizia che componevano la scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Commosso è il ricordo della Cgil, che sarà in prima fila in tutta Italia alle tantissime iniziative in memoria: da segnalare sono la commemorazione che si tiene nel corso della riunione a Roma del comitato direttivo nazionale del sindacato e la partecipazione a Palermo sia alla manifestazione nell’aula bunker (in mattinata), sia al corteo cittadino (nel pomeriggio).
“A venticinque anni da quegli avvenimenti e a poche ore dalla recrudescenza consumatasi a Palermo, dove si è tornato a sparare, torneremo a ripetere che dare centralità e dignità al lavoro è indispensabile per l'emancipazione, la coesione e per superare tutte le forme di disuguaglianza che sono alla base del proliferare dell'illegalità”. Così il segretario confederale Giuseppe Massafra annuncia la commemorazione al comitato direttivo della Cgil, ricordando come “battere le mafie, l'illegalità, la corruzione, sono condizioni essenziali per liberare il paese da un vero e proprio cappio al collo che ne impedisce lo sviluppo economico, l'occupazione e la tenuta democratica”.
Per la Cgil è tempo di aprire “una nuova stagione di mobilitazione, capace di unire società civile e istituzioni, affinché, come diceva Giovanni Falcone, questo diventi un fatto straordinario di tutti nella normalità”. Per il segretario confederale “ora che le mafie sono un fenomeno, un sistema, diffuso su tutto il territorio nazionale, come dimostrano gli innumerevoli atti giudiziari per i quali dobbiamo essere grati alla magistratura e alle forze dell'ordine, la politica deve fare uno scatto in avanti deciso e responsabile, a partire dall'approvazione della riforma del Codice antimafia, ferma da un anno in commissione Giustizia al Senato, dopo l'approvazione della Camera di un testo organico e pressoché condiviso”. In conclusione, la Cgil sottolinea che “anche Falcone, nel solco dell'insegnamento di Pio La Torre, aveva compreso che i sequestri e le confische dei beni dei mafiosi e il loro riutilizzo rappresentano una delle chiavi di volta per sconfiggere le mafie e rendere protagonista la società e il mondo del lavoro”.
Al centro dell’attenzione vi è ovviamente Palermo. Un'ampia delegazione della Cgil sarà presente in mattinata alla manifestazione nell'aula bunker, mentre nel pomeriggio al corteo che arriverà sotto l'albero Falcone (in via Notarbartolo). “Vogliamo ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta” spiega il segretario generale della Cgil territoriale Enzo Campo: “Ma ricordare anche Paolo Borsellino e la sua scorta, e tutti i magistrati, le forze dell'ordine, i giornalisti e coloro che hanno sacrificato la vita per i valori di giustizia e legalità e per sconfiggere il sistema mafioso. Ricordiamo, inoltre, che ricorre il trentacinquesimo anniversario di Pio La Torre, dirigente politico e sindacale, punto di riferimento nell'elaborazione del reato di associazione mafiosa e della proposta di legge per l'aggressione dei patrimoni dei boss”.
La Camera del lavoro palermitana “partecipa per il riconoscimento dovuto ai servitori dello Stato e per ricordare i tanti dirigenti sindacali, braccianti, edili, uccisi dal dopoguerra in poi, che hanno pagato con la vita, combattendo a mani nude contro il sistema mafioso e il nuovo blocco sociale che si stava costituendo, per l'occupazione delle terre, il lavoro, la dignità”. Diritti fondamentali di un movimento di contrasto alla mafia dal basso, temi importanti in quegli anni e validi ancora oggi. “È una storia che va riproposta. Senza le lotte e il sacrificio di quegli uomini e di quelle donne non avremmo avuto i granai del popolo, i decreti Gullo, la riforma agraria” conclude Campo: “Oggi continuiamo sul solco di quei valori, con le battaglie per il lavoro, come forma di emancipazione degli uomini e delle donne, e per l'affermazione della Carta universale dei diritti, nel cui solco abbiamo ottenuto già la prima vittoria dell'abolizione dei voucher. Questi uomini che hanno dato la vita sono stati veri costruttori di libertà e democrazia nel nostro Paese. Oggi è venuto il momento di ricordare tutti: i nostri dirigenti non sono eroi di parte, ma sempre più eroi della nazione”.