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Il viaggio della formazione Cgil, a cura di 'Quadrato rosso. La formazione va in rete', la trasmissione di RadioArticolo1, e di 'Conoscenza&Organizzazione', la rubrica di Rassegna Sindacale, fa tappa in Veneto, in provincia di Belluno. Il corso è organizzato dalla Fiom, e si racconta di una delle tragedie più dolorose del nostro Paese, quella del Vajont, accaduta il 9 ottobre 1963, quando una colossale frana precipitò nell’invaso della diga artificiale sottostante, sprofondando a valle e provocando l’inondazione e la distruzione di interi paesi, tra cui Longarone, con la morte di quasi duemila persone. "Si tratta di un corso inedito per i metalmeccanici – afferma Luigi Camposano, responsabile formazione della Fiom nazionale –. L'abbiamo scelto, perchè è un evento unico nella sua drammaticità, dove convivono la gravità del fatto, l'incuria umana, in particolare la negligenza dei progettisti, la sottovalutazione del rischio, interessi economici preponderanti e prevalenti sul fattore umano. Noi andiamo per imparare e dalla lezione del Vajont emergono elementi che, purtroppo, si sono ripetuti nella storia del nostro Paese".
Sono già tre i corsi organizzati sul tema. "La prima lezione – specifica il dirigente sindacale delle tute blu – è stata incentrata sull'escursione alla diga e alla centrale idroelettrica, poi è seguita una visita al museo di Longarone, il paese più colpito dal disastro, e un'altra al cimitero monumentale, dove sono raccolti i resti della maggior parte (1.458) delle vittime. Un corso tutto incentrato sulla memoria dei sopravvissuti. Alcuni hanno rivissuto la loro esperienza personale, senza dimenticare uno degli aspetti più vergognosi di tutta la vicenda, quello legato ai risarcimenti, assolutamente ridicoli, ottenuti dai familiari delle vittime solo nel 2000, alla fine del lungo processo che ha visto sul banco degli imputati Montedison, Enel e Stato italiano. Alla fine, il 94% degli aventi diritto ha accettato le somme in denaro concesse".
Francesca Battisti, delegata Fiom presso la Carillin di Padova, è stata una delle prime partecipanti ai corsi di formazione sul Vajont. “Per me – racconta la lavoratrice –, si è trattato di un’esperienza umana intensa. Durante quei tre giorni, ho ripercorso quei luoghi, e sono anche venuta a conoscenza di fatti che non conoscevo, ed è stata una lezione per far sì che simili tragedie non si ripetano. Nella mia veste di delegata sindacale per un’azienda che produce sistemi elettronici per il refrigeramento industriale, ho maturato una maggiore sensibilità all’ambiente, e soprattutto una maggiore responsabilità per il rispetto degli individui. All’interno del mio posto di lavoro si fa formazione sulla sicurezza, ma la sensibilità dell’individuo non è ancora a un livello sufficiente: ci si limita a un’esposizione di informazioni, ma individuare i punti critici di esposizione al rischio richiede - a mio giudizio - un impegno ulteriore da parte del lavoratore e di tutta la collettività.
“Capire cos’è successo allora nel ’63 – rileva ancora Camposano –, ci è utile per creare le condizioni della formazione di base sulla sicurezza nel nostro settore e per arrivare a una sempre maggiore estensione della formazione a tutti i livelli. Dobbiamo battere l’indifferenza generale, e in questo, la memoria di quei fatti può aiutare. Dobbiamo imparare dai tragici fatti del passato per fare sempre meglio in futuro. Durante i corsi, abbiamo inoltre parlato di grandi opere e di prevenzione. Altri corsi previsti dal nostro progetto formativo partiranno in autunno: ad ottobre ripeteremo il corso di base a Casale Monferrato, dove entreremo a contatto con la tragedia dell’Eternit, studiandola dal punto di vista del territorio e di come quelle zone combattano tuttora una battaglia assurda contro il profitto, per il rispetto dell’ambiente e degli essere umani”.