PHOTO
No alla vendita incontrollata ai privati dei beni confiscati alle mafie. C’è il rischio di un ritorno ai mafiosi dei beni loro sottratti. È questo l'appello lanciato oggi a Castelfranco Veneto (Treviso) dallo Spi Cgil del Veneto durante la giornata di chiusura dei campi antimafia, iniziativa che vede impegnato da anni il sindacato dei pensionati nei terreni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata in tutta Italia.
In Veneto gli immobili confiscati sono circa 300, di cui quasi 140 appartamenti in condominio. Un centinaio di beni si trovano nel Veneziano e un centinaio nel Veronese. Le aziende, invece, sono una ventina. Fra i principali beni sequestrati, nel Bellunese, l'hotel San Martino, costruito abusivamente sul Nevegal e proprietà di Enrico Nicoletti detto "il Secco", cassiere della banda della Magliana; nel Padovano, villa Rodella sottratta all'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan; nel Rodigino la villa Crocco-Valente a Badia Polesine; nel Trevigiano, la villa della famiglia sinti Hudorovic il cui capo famiglia, "Stanko", si è visto sequestrare nel 2011 anche una Ferrari; nel Veneziano, la villa di Felice Maniero, detto "Faccia d'Angelo", capo della Mafia del Brenta, ora nominata "villa Affari Puliti" e sede di varie associazioni; nel Veronese, la villa del trafficante di droga Roberto Patuzzo divenuta sede dell' Aulss 9 Scaligera ma anche la villa di Rainero Tomba implicato nell'affare "Turchia Connection"; nel Vicentino, i beni del pregiudicato napoletano Antonio Serino.
Durante il convegno - che ha visto la partecipazione, fra gli altri, del sindaco di Castelfranco, Stefano Marcon, della giornalista Cristina Genesin, del segretario generale Spi Cgil di Treviso, Paolino Barbiero, di Danilo Toccane ex segretario regionale dello Spi Veneto con delega alla legalità, di Roberto Battaglia, del dipartimento legalità Spi Cgil nazionale, di Elena di Gregorio, segretaria generale Spi Cgil del Veneto e dei pensionati e degli studenti che hanno partecipato ai campi della legalità - lo Spi Cgil Veneto, da sempre impegnato nell'educazione alla legalità, ha espresso forti perplessità sul fatto che il decreto sicurezza ampli la possibilità di vendere ai privati i beni confiscati alle mafie. Questa scelta rischia di vanificare l'importante azione di contrasto alle mafie introdotta già dalla legge La Torre-Rognoni del 1982, e dalla Legge 109 del 1996, perché i beni potrebbero ritornare in mano alle organizzazioni criminali.
La vendita, qualora si renda assolutamente necessaria, deve essere accompagnata da un serio progetto di riutilizzo, e attentamente valutato da parte degli organi competenti dello Stato. Immobili e aziende devono essere consegnati alla collettività e gestiti da Enti o Associazioni che si occupano di educazione alla legalità, tema che vede lo Spi del Veneto in prima linea sia nelle scuole sia nei terreni confiscati.
Al convegno sono stati presentati anche i numeri dei campi antimafia. Nell'edizione 2018 l'iniziativa ha coinvolto un centinaio di pensionate e pensionati veneti e circa 170 ragazzi della nostra regione che si sono ritrovati a lavorare e a confrontarsi in 10 campi distribuiti in tutta Italia, nell'ambito di uno scambio intergenerazionale che è uno dei fiori all'occhiello dello Spi Cgil del Veneto.