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Per conto del Centro di produzione di Torino e del Centro di ricerche della stessa città – oltre che per Venezia Marketing & Eventi, Prix Italia – ho girato un documentario in 3D a Venezia e nella Laguna. Sarà proiettato al Prix Italia a Torino a fine settembre di quest’anno. Lo scopo del documentario è quello di entrare nella magia della città e di conquistarla dall’interno, offrendo nuove prospettive anche alla festa per cui la città è famosa ovunque: il Carnevale.
Un 3D, dunque, per le tre dimensioni della città che intendo svelare. Ci sarà la Venezia della sua bellezza immediata, quella che l’ha resa indimenticabile, come indimenticabili sono i Carnevali sempre affollatissimi. La Venezia della profondità dei canali e delle calli. E, infine, quella Venezia ricolma di un pubblico che si maschera e partecipa alla festa per trovare gioia e magia, prima di tornare alla realtà di tutti i giorni, interrotti per una attraente settimana di maschere e di vita. Nel film il 3D percorrerà ciascuna di queste dimensioni con soluzioni particolari e suggestive. Alcuni anni fa girai un’edizione speciale del Carnevale per un film, Le Mille e una Venezia, di cui era protagonista un giovane fantasista, una maschera che ha raggiunto un successo internazionale: Arturo Brachetti. Oggi sono tornato nella Laguna, in mezzo alla gente e alla maschere, per offrire una sintesi di una visita che sfrutti le possibilità sperimentali del 3D.
Da dove ho cominciato? Da una domanda a cui ho dato una prima risposta. Come sono i Carnevali in tv? Sono piatti, cioè senza profondità sul video. Ma si può provare a cambiare. Il Carnevale di Venezia, il più famoso al mondo insieme a quello rutilante di Rio, è una miniera di strepitose immagini, proposte nelle piazze e nei campielli da una serie di maschere della tradizione e nuove o nuovissime. Il 3D consente di guardare dietro la “facciata” del grande Carnevale. Si può fare. Ma non bastano le innovazioni tecniche: bisogna usarle, anzi reinventarle. Ci sto provando.
Lo avrei fatto per un altro progetto che avevo in mente: L’Italia che verrà. Un film che puntava a guardare avanti, tenendo conto di quanto – nel periodo 2010-2011, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia – è stato dedicato alla storia e al ricordo di un appuntamento che coinvolge tutti gli italiani, anche i dubbiosi e i critici. Non me lo hanno fatto fare, nonostante i successi di Torino Gira e Concerto italiano. Perché? Posso dire solo che si tratta di una censura. Senza motivazioni. Eppure il film avrebbe voluto essere un tentativo di delineare il paese che sapremo inventare e programmare. Né in 3D né in 2D (il formato attuale, senza occhiali). A volte le tv vogliono accecarsi.