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Arriveranno a Roma “centinaia e centinaia di pullman. Si sta lavorando anche nelle ultime ore per accrescere il numero di treni, navi, traghetti speciali dalla Sardegna e dalla Sicilia. C’è quindi una grande organizzazione in movimento”. Così Nino Baseotto, ai microfoni di RadioArticolo1, durante lo speciale #Senzarispetto, ha raccontato lo sforzo organizzativo messo in campo dalla Cgil in vista della manifestazione di domani, sabato 17 giugno, quando il sindacato scenderà in piazza a Roma per protestare contro il colpo di mano sui voucher (qui il podcast). “Penso - prosegue Baseotto - che arriveremo a una presenza importante. Penso che saremo in tanti e che lasceremo il segno”.
“Le nostre compagne i nostri compagni stanno cercando di preparare al meglio questa manifestazione. Lo fanno nei territori raccogliendo le ultime adesioni che stanno aumentando, e lo fanno qui al centro preparando l'accoglienza in tutti i modi possibili. Vogliamo fare una manifestazione bella, combattiva, colorata”, che terminerà entro le 13, “per non far impazzire di caldo chi partecipa”.
Il segretario organizzativo della confederazione ricorda che la Cgil, in questi mesi di campagna sul lavoro e per i referendum, ha fatto “un grande viaggio di ascolto, di dialogo, di rapporto con lavoratori, lavoratrici, pensionati, giovani e tanti cittadini. Partecipazione, ascolto e confronto che in fondo sono le radici e le ragioni d’essere di un grande sindacato come la Cgil”.
Ma Baseotto rimarca la “distanza” tra il paese reale e la politica: “Una distanza che preoccupa. Mi preoccupa soprattutto il fatto che non diano a vedere di essere coscienti fino in fondo di ciò che hanno fatto in termini di lesione delle regole democratiche del dettato costituzionale. E’ la prima volta che il Parlamento, per impedire ai cittadini di votare un referendum, nel mese di aprile vota una legge e nel mese di maggio vota il suo opposto. E’ un fatto gravissimo, che prescinde dalla questione dei voucher, che mette in gioco la Costituzione, perché l'articolo 75 dice che ogni cittadino ha diritto a esprimersi sulle leggi dello Stato attraverso il referendum. E’ un fatto che mette in gioco la democrazia”.
Baseotto sottolinea poi la “mancanza di rispetto per milioni di persone che hanno firmato i nostri referendum, ma anche per quelle persone che avrebbero voluto legittimamente, il 28 di maggio, votare no al nostro referendum, e che avevano il diritto di farlo. Il sale della democrazia è questo”.