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È uno degli strumenti della ‘cassetta degli attrezzi’, utilizzata dal sistema della formazione della Cgil. Si tratta del libro (Storia della Cgil. Dalle origini ad oggi, edito da Ediesse) scritto da Fabrizio Loreto, ricercatore di Storia contemporanea all’università di Torino.
“Ho voluto raccontare cronologicamente la storia della Cgil nei suoi primi 110 anni di vita. Si tratta di una nuova edizione che esce a sette anni di distanza dalla precedente. Anni di crisi economica, politica, istituzionale, ma è innanzitutto un libro sul sindacato, dove la parte storica è quella più ampia e preponderante. Si parte dagli ultimi decenni dell’800 e si arriva fino ai primi anni del nuovo millennio. Ciascuno dei quattro capitoli che compongono il volume si apre con una parola chiave. E al centro dell’affresco storico si pongono i due concetti costitutivi della Cgil: il valore sociale del lavoro, cioè la sua capacità di agire in modo organizzato e collettivo per ridurre le diseguaglianze e promuovere le libertà; e il valore della confederalità, attraverso cui il sindacato riesce in pieno a rappresentare e tutelare l’interesse generale delle classi lavoratrici contro i due pericoli maggiori, quelli del corporativismo e del localismo.”, afferma lo studioso.
“Abbiamo raccontato la stessa storia di Fabrizio, ma in forme e con interpretazioni diverse, raccogliendo e riproducendo in modo originale i documenti scritti e per immagini del sindacato, sin dalle origini, alla fine dell’800, con la riproduzione dei manifesti del Primo maggio e il contratto di lavoro di Rinaldo Rigola, il primo segretario generale. E ancora, il Patto di Roma, quando rinasce il sindacato nel 1945, dopo il ventennio fascista. Senza dimenticare i documenti del sindacato clandestino negli anni Trenta. Tra le ‘chicche’, il telegramma inviato da Italo Calvino a Giuseppe Di Vittorio, dove si esprime solidarietà per i fatti di Ungheria. E i documenti riguardanti l’assassinio di Giacomo Matteotti nel 1924. Abbiamo utilizzato anche materiali di altri archivi, vicini al sindacato”, rileva Ilaria Romeo, responsabile archivio Cgil nazionale.
“La nostra storia è importante. Il volume di Loreto è fortunato, in quanto stampato e ristampato più volte, perché è assai venduto. È stato un successo editoriale, che abbiamo provato ad arricchire e contemporaneamente è diventato uno strumento di lavoro utile ed efficace per molti sindacalisti, anche ai fini dei corsi di formazione che organizziamo”, spiega Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.
Secondo Adolfo Pepe, storico della Fondazione Di Vittorio, “il libro è centrato sui fatti, le idee, i personaggi, le vittorie e le sconfitte, gli uomini e le donne della Cgil. In quelle vicende umane, politiche e sindacali si legge la migliore storia del nostro Paese. Quella del sindacato è la storia di una classe sociale, che partendo da condizioni di marginalità alla fine dell’800, con i propri valori e le proprie lotte ha trasformato l’Italia liberale nell’Italia democratica e l’ha mantenuta a un livello di dignità e responsabilità che purtroppo negli ultimi tempi si è molto appannato. È una storia che spesso non viene raccontata a scuola agli studenti dai libri di storia. Sostengo ciò, non perché il passato sia migliore, ma perché le conquiste del Paese, a partire dalla nascita della Costituzione, sono i valori che fanno da caposaldo alla nostra storia democratica”.
“La storia della Cgil è la storia di una classe sociale che ha combattuto e si è affermata come componente della società italiana, tanto che il primo articolo 1 della Costituzione è ispirato proprio al sindacato. Il riferimento al lavoro non è un richiamo retorico e generico al modo in cui le culture dell’epoca consideravano il lavoro. C’è qualcosa di più profondo. È il ruolo del sindacato come parte contraente di un patto che fonda la nazione. È il popolo che fa la Costituzione. Il ruolo del lavoro diventa fondamentale e coesivo per creare la nazione e affermarsi sul piano internazionale. È la spina dorsale della storia repubblicana. Ed è proprio intorno al lavoro che si giocano le partire decisive del Paese”, continua lo storico.
“Il movimento sindacale resta centrale nella storia del Paese. Raccontare la storia della Cgil s’intreccia inevitabilmente con la storia d’Italia da un punto di vita politico, economico e sociale. L’intento del manuale è andare oltre i limiti della stretta cerchia degli addetti ai lavori e ha una finalità formativa e un intento divulgativo per allargare la platea dei lettori. Gli storici, anche quelli più giovani, hanno subìto il fascino della storia sindacale”, dice Loreto.
“I documenti che abbiamo raccolto raccontano lo strettissimo rapporto tra intellettuali e sindacato. Penso al commento di Pier Paolo Pasolini ai funerali di Di Vittorio, la presa di posizione dell’Istituto Gramsci dopo l'invasione sovietica del 1956. Poi gli anni del terrorismo e dello stragismo, la bomba di piazza Fontana, la strage di piazza della Loggia, il caso Moro, la morte di Guido Rossa e tanti altri ancora”, sottolinea Romeo.
“Alla fine, della nostra storia ne facciamo una lettura critica, come ben si evince dal libro. Un’organizzazione che ha un passato senza ombre né incertezze costituisce una sciocchezza. La forza e il carattere dinamico di un’organizzazione sta nel saper leggere anche i momenti critici e difficili della propria storia”, conclude Pelucchi.