"I dati dell’Osservatorio nazionale sul precariato dell’Inps relativi al primo semestre 2017 confermano e aggravano l’allarme rispetto al dilagare del lavoro povero e precario in Umbria, dove la situazione si conferma peggiore della media nazionale, già molto pesante e critica. Infatti, le attivazioni di nuovi rapporti di lavoro con contratto a tempo indeterminato sono state nei primi sei mesi dell'anno 5.848, contro le 6.412 del 2016 e le 11.133 del 2015. Il calo rispetto al 2016 è del 8,8%, mentre a livello nazionale scende al 3,8%", lo scrive in una nota Mario Bravi, presidente Ires Cgil Umbria.
"Dunque, seppure si registra un aumento complessivo delle attivazioni (40.119, a fronte di 29.886 cessazioni), in questo quadro il lavoro a tempo indeterminato crolla. Tenendo conto anche delle trasformazioni da altri contratti (tempo determinato, apprendistato e stagionale) nel primo semestre 2017 il totale di nuovi rapporti a tempo indeterminato (8.031) non raggiunge il 20% del totale dei rapporti di lavoro attivati. Anche in questo caso con un dato peggiore della media nazionale, dove i tempi indeterminati raggiungono la quota, pur estremamente bassa, del 24,7%", continua la nota.
"È evidente che occorre ridare dignità al lavoro e che il futuro non può essere rappresentato dal dilagare del lavoro precario e povero. La narrazione per la quale i contratti a termine sono solo una porta d’ingresso per un lavoro stabile si infrange sul muro di una realtà che ci dice che si rischia di stabilizzare la precarietà. Tutto questo va profondamente e rapidamente modificato", conclude Bravi.