"Il Governo ha preso in giro i cittadini. Ieri la fiducia sulla manovrina che reintroduce i voucher è passata al Senato, confermando che la loro abolizione è servita solamente ad evitare i referendum inizialmente fissati per il 28 maggio. Cambia il nome, PrestO, ma la sostanza è la stessa", così in una nota Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari che il 17 giugno saranno in piazza insieme alla Cgil "per denunciare questo schiaffo alla democrazia e ribadire il nostro no a un destino di precarietà".
Dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore della Rete degli Studenti Medi: “Ieri, con soli 144 voti a favore il Senato ha reintrodotto con voto di fiducia i voucher cambiandone il nome. Non possiamo accettarlo, soprattutto perché siamo noi giovani ad essere condannati a una vita di lavoro povero e privo di tutele, ormai sostitutivo delle forme di introduzione al mondo del lavoro, così come del lavoro stabile. Per non parlare della gravità di un percorso che ha completamente ignorato le istanze democratiche delle parti sociali e di milioni di cittadini. Il Parlamento è stato pronto a contraddirsi nel giro di qualche settimana al solo scopo di evitare una consultazione popolare che avrebbe messo in discussione le scelte di governo. Non c’è da stupirsi se sempre più giovani prendono le distanze da questo modo di fare politica.”
Prosegue Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu: “In questi giorni abbiamo denunciato quello che stava accadendo, spiegando perchè si è trattato di uno schiaffo alla democrazia. Abbiamo sostenuto l’appello, già firmato da migliaia di cittadini, promosso dalla Cgil per chiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. In questi anni il governo ha sempre deciso di eliminare il confronto con i destinatari delle sue politiche e anche questa volta, nonostante le promesse, ha definito una nuova disciplina trascurando le condizioni di centinaia di migliaia di giovani. Se la quasi totalità delle imprese potrà riprendere ad avvalersi di strumenti che di fatto prescindono un vero rapporto di lavoro non cambierà niente! Vogliamo un cambiamento radicale di come viene intesa la democrazia e il mondo del lavoro in questo paese.”
Concludono Manfreda e Marchetti: “Domani saremo in piazza con la Cgil perchè non ce ne vogliamo andare da questo Paese, vogliamo che il governo si occupi di darci delle prospettive concrete. Ma non saremo soggetti passivi, difenderemo la democrazia e con essa la possibilità di affermare il lavoro dignitoso come priorità da cui ripartire. Scendiamo in piazza perché crediamo nel valore della partecipazione e non ce lo faremo negare da nessuno!”