“La Cgil ha deciso di non pronunciarsi sul referendum del 17 aprile relativo ai titoli concessori già esistenti entro le 12 miglia. Anche la Filctem farà altrettanto: ogni singolo dirigente  farà ciò che riterrà più opportuno. Non è più tempo di indicazioni calate dall'alto rispetto allo strumento referendario”. A dirlo è Emilio Miceli,  segretario generale della Filctem Cgil, aprendo oggi (giovedì 24 marzo) a Roma i lavori del Direttivo dell’organizzazione.

“La Filctem Cgil ha una sua elaborazione di politica energetica: questa sì che vincola tutti” continua Miceli: “Ma non possiamo sottacere che, secondo il risultato, il referendum può produrre esiti che ricadranno sui nostri lavoratori, sulla loro occupazione (stime attendibili parlano di oltre 10 mila posti di lavoro a rischio nella sola Sicilia e a Ravenna, n.d.r.): è inaccettabile”. In questo caso si pone, per un sindacalista, un problema di coscienza: “se con un si o con un no si producono licenziamenti e sofferenze, da che parte sta un sindacalista?” si chiede il segretario generale. È stato un errore, conclude il leader della Filctem, “indire il referendum su materie così delicate che riguardano la politica energetica, come opportunamente hanno fatto a suo tempo Cgil, Cisl, Uil a Taranto sull'Ilva. Un grossolano errore chiamare il paese a schierarsi contro parti e segmenti produttivi importanti del suo territorio”.