Se l’intento del governo Monti nel modificare le regole del mercato del lavoro era quello di sostenere la crescita economica, la sua traduzione concreta rischia di non raggiungere l’obiettivo. Parola di Luca Nogler, preside della facoltà di Giurisprudenza a Trento, intervenuto oggi al convegno sulla riforma del mercato del lavoro organizzato da Cgil, Cisl e Uil provinciali e dall’Università di Trento, in occasione della tradizionale premiazione delle migliori lauree sul lavoro.

Per il giurista è illusoria l’equazione alla base del disegno di legge Monti-Fornero, secondo cui una riduzione della flessibilità in entrata e un aumento di quella in uscita produrrebbe un incremento della produttività del lavoro e quindi una crescita dell’economia italiana. “Di quello che accade all’interno del rapporto di lavoro – spiega Nogler – la riforma non dice nulla. Ed è qui che, su questioni come l’articolazione degli orari di lavoro, le mansioni e le progressioni di carriera, in Italia si registrano livelli di rigidità molto alti rispetto a paesi come Francia e Germania”. E non è un caso che proprio su questo tema si sia acceso lo scontro, per esempio, in casa Fiat.

Se è vero che la bassa dinamica della produttività del lavoro in Italia non dipende solo dalle regole del mercato del lavoro, ma anche e forse soprattutto dall’eccessiva tassazione sul lavoro e dai bassi investimenti delle imprese che hanno dirottato i profitti verso i porti sicuri della rendita finanziaria e immobiliare, Nogler sottolinea però come la riforma abbia comunque dei pregi. Primo fra tutti quello di aver posto un freno “all’ipergarantismo giudiziale” che si pratica nei tribunali del lavoro in Italia. “Da noi – ricorda Nogler – l’illegittimità del licenziamento porta sempre alla sanzione massima, ossia la reintegrazione. Non è così in Germania, ma neppure in Francia dove i vizi procedurali nel licenziamento comportano sanzioni ridotte”.

Nogler si è detto favorevole al ripristino della possibilità di reintegrazione, visto che in nessun ordinamento europeo si differenzia la sanzione per tipo di licenziamento, ossia nel caso di un licenziamento disciplinare rispetto a quello economico. Il giurista ha chiuso con una nota positiva. “In val Pusteria vigono le stesse regole del mercato del lavoro del resto d’Italia. Ebbene a Brunico un’azienda di componenti per auto continua a dare lavoro a 500 addetti grazie a un costo per unità di prodotto contenuto, senza tagliare le retribuzioni, ma aumentando la produttività. Ci sono riusciti agendo proprio sulla flessibilità interna all’organizzazione del lavoro e legando maggiormente il salario all’andamento produttivo, come accade in Germania”.