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La Cgil è un grande sindacato di rappresentanza, ma spesso si è troppo preoccupata di consolidare questa rappresentanza, piuttosto che di “cambiare passo per ridurre la distanza tra il sindacato e un mondo del lavoro che è profondamente cambiato”. È, questo, uno dei passaggi chiave dell'intervento con cui Serena Sorrentino, segretaria nazionale della Cgil, ha chiuso i due giorni di lavori (29 e 30 giugno) della conferenza di organizzazione della Cgil di Torino, che si è svolta presso la sede di via Pedrotti e alla quale hanno partecipato 321 tra delegati e delegate.
A partire dai dati di lettura della realtà territoriale torinese, che evidenziano una forte diminuzione della quantità di lavoro e l'aumento di tipologie contrattuali precarie – ricordiamo che la percentuale di disoccupazione, in particolare quella giovanile, è la più alta del Nord Italia –, la conferenza ha indicato i punti principali sui quali sviluppare le scelte organizzative dei prossimi anni. Bisogna, in sintesi, migliorare la capacità d’insediamento, rappresentanza e contrattazione, per mantenere ed estendere diritti e tutele; conservare salde le radici nei luoghi di insediamento tradizionali (le grandi aziende private e pubbliche), dove in questi anni la Cgil ha esercitato un ruolo prevalentemente difensivo dell'occupazione e dei diritti; insediarsi, poi, dove il sindacato non è presente per ricostruire legami di solidarietà e identità collettiva.
Per questo, è emerso con forza nel dibattito, il territorio e i luoghi di lavoro devono essere il baricentro dell'azione sindacale. Sono fondamentali per sperimentare nuove modalità di insediamento e contrattazione e per praticare la confederalità, attuando modalità di lavoro tra e con le categorie, confederazione e servizi, per aumentare la capacità di rappresentanza e attivare la partecipazione di delegati, iscritti, pensionati, lavoratori, cittadini.
Coerentemente con questo assunto, la conferenza torinese ha quindi deciso di proseguire nel decentramento delle risorse e nella definizione, con le categorie, di comitati che coinvolgano i delegati e i pensionati nelle scelte. Tali comitati dovranno avere carattere permanente ed essere composti dai delegati, dai militanti attivi, dai pensionati e disoccupati del territorio e saranno coordinati dalla confederazione.
Già ora in quasi tutte le zone e in una sede Spi della città di Torino sono stati attivati gli “Sportelli Resistenti” che, in raccordo con i servizi della Cgil, hanno l'obiettivo di raggiungere i lavoratori precari e i disoccupati, offrendo informazioni su contratti di lavoro, forme di sostegno al reddito e opportunità presenti nel territorio. Sempre in raccordo con i servizi della Cgil, nelle sedi decentrate si sono avviati gli “Sportelli Salute”, che forniscono informazioni, supporto e tutela legale sui temi legati alla salute nei luoghi di lavoro, a partire dal riconoscimento delle malattie professionali.
La Camera del lavoro di Torino conferma, inoltre, la scelta di promuovere e praticare la contrattazione di sito: in tal senso sono stati aperti nuovi “Sportelli Immigrazione” a Porta Palazzo e a San Salvario, dove è maggiore la presenza di migranti.
Rilevanza è stata anche data al tema dei servizi: occorre farne crescere la qualità, migliorandone accessibilità, accoglienza, tempestività, accuratezza, capacità di integrazione e di fare rete con le categorie. Proprio per favorire questo processo è stata individuata una nuova figura, quella del direttore dei servizi. Di questi temi si occuperà più specificamente la conferenza dei servizi della Cgil di Torino che si svolgerà nell'autunno del 2015. Proprio perché i servizi sono centrali, non può essere eluso il tema delle risorse necessarie al loro funzionamento: il tema va affrontato però anche a livello nazionale.
La conferenza di organizzazione e le scelte che ne derivano accompagnano e devono rafforzare la capacità della Cgil di contrastare il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro che deriva dai provvedimenti del governo, a partire dal Jobs Act e dalla riforma della scuola. Occorre rivendicare con forza una revisione dell'architettura del nostro sistema pensionistico, per dare risposta ai pensionati, soprattutto quelli con assegni più bassi, per dare maggiore flessibilità in uscita senza penalizzazioni, riconoscere la diversità dei lavori e permettere pensioni dignitose anche ai giovani.
Al termine dei lavori sono stati approvati alcuni ordini del giorno, uno dei quali di solidarietà al popolo greco. Il documento finale è stato approvato con 252 voti a favore e 16 contrari. I lavori sono, infine, stati accompagnati da alcuni eventi culturali: l'esibizione del Coro Moro, un gruppo musicale di richiedenti asilo; la mostra “La Bufera” (allestita presso la sede di via Pedrotti), un percorso storico con una documentazione fotografica, in gran parte inedita, che permette di ricostruire il primo e il più grave dei numerosi attacchi scatenati contro la Camera del lavoro di Torino dallo squadrismo fascista e avvenuto nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1921; lo spettacolo teatrale “Vernice, la fabbrica del colore”, presentato da Teatrovillaggioindipendente, che racconta la storia dell'azienda di vernici Paramatti di Settimo Torinese, fabbrica dismessa al cui posto oggi sorge la Biblioteca Archimede. Lo spettacolo è stato messo in scena presso la Caserma La Marmora di via Asti.