"Dobbiamo partire da un dato recentemente diffuso dal Viminale. Nonostante il calo degli omicidi dal 2011 allo scorso anno, risultano terribilmente in crescita i femminicidi, passati dal 61 al 73%", così in una nota Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, intervenuto oggi in Questura, nella capitale, durante un convegno sulla violenza contro le donne organizzato dal Silp Cgil Roma e Lazio. Che aggiunge: "Quest'anno, nonostante un leggero calo degli atti persecutori, le vittime sono comunque le donne nel 75% dei casi. Teniamo sempre conto, in ogni caso, che le statistiche su questo tipo di reati hanno sempre delle zone d'ombra, perché denunciare non è mai semplice. Per questo dobbiamo continuare a vigilare e a fare opera di prevenzione come Polizia di Stato, senza dimenticare che la vera battaglia da vincere è quella contro la cultura patriarcale, ancora molto presente nel nostro Paese, basata sul dominio e sul possesso dell'uomo sulla donna".
Tra gli intervenuti, il vice capo della Polizia Luigi Savina, il procuratore aggiunto Maria Monteleone, Marina Pierlorenzi del coordinamento Donne Cgil Roma e Lazio e Concetta Raccuia, mamma di Sara Di Pietrantonio, uccisa lo scorso anno dall'ex fidanzato. Presenti anche il segretario generale Cgil Roma e Lazio Michele Azzola e il segretario generale Silp Cgil Roma e Lazio Antonio Patitucci.
"Ringrazio il vice capo Savina – ha detto Tissone – per la testimonianza fornita e per l'impegno che la Polizia di Stato mette in campo ogni giorno su questo tema. Come Silp Cgil e come Cgil siamo orgogliosi di aver portato avanti la battaglia sul tema dei risarcimenti in tema di stalking, che da ieri, si spera, non saranno più possibili dopo le incaute novità normative di questa estate. Avere leggi adeguate è fondamentale, mettere le forze di polizia nella condizione migliore di intervenire, anche con una formazione adeguata, è imprescindibile. Ma tutto questo rischia di non bastare".
"Serve in primo luogo – ha concluso il segretario del Silp Cgil – un cambiamento culturale che parta primariamente dall'educazione degli uomini ad iniziare dalla loro adolescenza, ma anche delle donne stesse, che devono sempre più prendere consapevolezza di un fenomeno che le riguarda prevenendo episodi che possono, talvolta, tramutarsi in tragedia chiedendo sempre l’aiuto di chi può o deve fornirglielo. Un'educazione che punti a un'idea paritaria e rispettosa del prossimo e non improntata su aspettative stereotipate. Le vittime di questi fenomeni non includono soltanto attrici e starlette. Di questo dobbiamo tutti esserne consapevoli".