"Respingiamo fermamente l’ipotesi della riconferma del sovrintendente del teatro dell'Opera di Roma, Carlo Fuortes, ed esprimiamo forte preoccupazione per la situazione economica e gestionale di una delle istituzioni culturali più importanti di Roma Capitale". È quanto dichiarano, im una nota, Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Fials Cisal di Roma e Lazio e la Rsu del teatro dell'Opera. "Pur apprezzando l’incremento della vendita dei biglietti e aumento di pubblico anno su anno, ascrivibile soprattutto all’impegno e la professionalità di tutte le lavoratrici e i lavoratori del teatro – continua il comunicato –, analogo apprezzamento non si può riconoscere al lavoro svolto dal sovrintendente, nonostante le sue trionfali affermazioni. L’aumento dello stock debitorio, derivato anche dal mancato versamento delle quote Irpef per il biennio 2015/16, certifica un’incapacità gestionale, nonostante i finanziamenti pubblici. L’enorme contezioso economico, causato anche dai licenziamenti individuali illegittimi, a lui ascrivibili, è aumentato come riportato nei bilanci consuntivi. Si continuano a violare le norme di legge e contrattuali sulla determinazione di una nuova pianta organica, utile se fatto per assorbire l’enorme quantità di precari, oggi presenti in teatro".
"Il nostro timore – proseguono le sigle di categoria – è che se nei prossimi anni non ci sarà una discontinuità gestionale e la Fondazione continuerà ad accumulare debiti, sarà a rischio il futuro di centinaia di lavoratrici e lavoratori. È inaccettabile che ci si vanti dei risultati raggiunti e non ci si preoccupi di restituire ai lavoratori oltre 1,5 milioni dell’integrativo aziendale, che doveva rimanere sospeso per il solo biennio 2015-16, in cambio del ritiro della procedura di licenziamento collettivo di coro e orchestra. Di fatto, il pareggio di bilancio si realizza esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. Non è più rinviabile un confronto con la sindaca Virginia Raggi e il ministro dei Beni e delle attività culturali, Alberto Bonisoli, per affrontare le numerose e datate criticità gestionali della Fondazione. Qualora anche questo invito venisse declinato, informeremo i cittadini romani e, oltre allo stato di agitazione già in atto, metteremo in campo azioni dimostrative e di mobilitazione, a tutela della lavoratrici e lavoratori e della più importante istituzione culturale della Capitale".