L’odiosa tassa sui permessi di soggiorno, uscita dalla porta rientra dalla finestra. Il governo nazionale ha infatti impugnato la sentenza del Tar del Lazio che aveva sancito la cancellazione di questo balzello a carico degli immigrati regolari, censurato anche dalla Corte di giustizia europea, “Una doccia fredda per migliaia di cittadini stranieri anche qui in Umbria – commenta Alessia Giuliacci, dell’Inca Cgil regionale –, che arriva, tra l’altro, proprio quando le questure, su indicazione del ministero dell’Interno, si erano adeguate alla sentenza”.
Immediatamente, Inca e Cgil hanno fatto ricorso contro la sospensiva davanti al Consiglio di Stato, e il prossimo 13 ottobre ci sarà la prima udienza. Intanto, però, a Perugia è in calendario per l’11 ottobre un altro appuntamento importante: “Saremo in udienza al Tar dell’Umbria – spiega ancora Giuliacci – per chiedere la restituzione della tassa (200 euro) pagata da un cittadino boliviano che aveva smarrito la propria carta di soggiorno, nonostante fosse già intervenuta la Corte di giustizia europea, decretando l’illegittimità del balzello”. Giuliacci sottolinea come quella di Perugia sia la prima di una serie di azioni legali risarcitorie che l’Inca condurrà in molte città italiane. Il suo esito, quindi, avrà una grande importanza.
Nel frattempo, l’Inca sottolinea, in ogni caso, che allo stato attuale per tutte le nuove pratiche di rinnovo e rilascio del permesso di soggiorno, così come per quelle presentate prima del 14 settembre e non ancora definite, la questura richiederà il pagamento della tassa. “Un’ingiustizia che sembrava cancellata e che invece il governo ha voluto perpetrare nuovamente – conclude Giuliacci –. Per questo, continueremo la nostra battaglia nelle sedi giudiziarie e in quelle politiche”