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Il 2 agosto 1944, nello Zigeunerlager (letteralmente “lager degli zingari”) di Auschwitz-Birkenau, 2.897 donne, uomini e bambini Rom e Sinti vennero portati nel crematorio e uccisi con il gas, i loro corpi bruciati in fosse comuni all’aperto. Ogni 2 agosto, da allora, vengono commemorate quelle vittime, e con loro più di mezzo milione di fratelli e sorelle morti nei campi di sterminio nazisti. Una ricorrenza che si ripete anche oggi (giovedì 2 agosto): alle ore 14 è previsto a Roma un sit-in davanti a Montecitorio, cui aderiscono anche la Cgil nazionale e la Cgil di Roma e Lazio. La mobilitazione ha un respiro internazionale: nella giornata di oggi sono previste analoghe manifestazioni in Bulgaria, Serbia e Slovacchia, lunedì 6 agosto in Macedonia e Ungheria, mentre si sono già tenute in Spagna, Romania e Repubblica Ceca.
"Saremo in piazza per ricordare gli ultimi 2.897 donne, uomini e bambini Rom e Sinti dello Zigeunerlager di Auschwitz Birkenau e commemorare con loro più di mezzo milione di persone morte nei campi di sterminio d'Europa", annuncia Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil: “La manifestazione vuole denunciare il clima di discriminazione, con minacce di censimenti etnici e violenza diffusa contro persone e comunità Rom e Sinti, e per chiedere al governo italiano politiche inclusive ed efficaci, lavorando a un vero cambiamento, perché non si viva nella paura e nella rabbia, ma con coraggio e speranza”
La Cgil di Roma e Lazio aderisce all’iniziativa per ricordare lo sterminio dei Rom e manifestare contro ogni tipo d’intolleranza e discriminazione. “Quanto più il governo – spiega il segretario generale Roberto Giordano – soffia sul fuoco del disagio sociale ed economico, tanto più le forze democratiche, laiche e cattoliche hanno il dovere di unire i loro sforzi, che quotidianamente compiono in un’opera di supplenza e di sostegno, per rappresentare che c’è anche un’altra Roma, che accoglie, che sostiene e che lavora quotidianamente per rimuovere le cause delle disuguaglianze”.
Per Giordano “gli spari come fossimo nel Far West, gli sgomberi come quello di Camping River, la paventata chiusura della Casa internazionale delle donne e di tante altre importanti realtà cittadine, i rifugiati sgomberati dai luoghi dove risiedevano da 15 anni (via Scorticabove), sono solo alcuni dei fatti di cronaca più recenti”. La Cgil territoriale, dunque, non intende rassegnarsi “al fatto che la capitale del Paese diventi il luogo dell’intolleranza e della violenza”. E lancia un appello per “la costruzione di un fronte, il più ampio possibile, che sia in grado di coniugare il cambiamento delle condizioni materiali delle persone in difficoltà, più svantaggiate, che perdono il lavoro o che l’hanno precario, con iniziative di mobilitazione sul nostro territorio in grado di riconnetterci con quella parte di società in difficoltà e che non trova spazi per il proprio futuro, sulla quale si sta soffiando irresponsabilmente per alimentare il fuoco dell’odio e dell’intolleranza”.
Un’iniziativa in favore delle comunità Rom e Sinti si era già tenuta lunedì 20 agosto, sempre per opera della Cgil Roma e Lazio, con un presidio nella capitale, precisamente in via Armando Luciani, a pochi passi dall’accampamento dove vive la famiglia della bambina Rom di un anno ferita alla schiena da un piombino il 18 agosto, mentre era in braccio della madre. Il presidio, ha spiegato la Cgil territoriale, indetto “non soltanto come atto di solidarietà, ma anche per tenere alta l’attenzione sul fatto che non si può dare una risposta populista e demagogica a problemi complessi. Questa città è piena di fenomeni d’intolleranza e di violenza. Se invece di affrontare i temi degli immigrati e dei Rom, si affrontassero i temi delle disuguaglianze, si potrebbe dare una risposta e rispettare i diritti di tutti”.