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Nell’esprimere la propria vicinanza alla popolazione dell’isola di Ischia, colpita la notte scorsa da una forte scossa di terremoto, la Cgil nazionale, in una nota, rileva che "dopo molte parole la politica di prevenzione e messa a norma degli edifici delle aree a rischio deve ancora iniziare. E che il contrasto all’abusivismo edilizio è divenuto anche un tema di sicurezza".
Malgrado gli annunci ripetuti più volte, in effetti, il progetto “Casa Italia” è ancora "allo stadio embrionale: un titolo privo di contenuti progettuali operativi". Per questo il sindacato crede che "la messa in sicurezza del paese sia prioritaria" e "nei prossimi mesi, a un anno dal devastante sisma dell’Italia Centrale del 2016/2017, convocherà gli Stati generali delle proprie strutture interessate".
L'obiettivo è "accertare lo stato di gestione dell’emergenza sismica e verificare dove e come sia iniziata la ricostruzione; predisporre griglie territoriali di priorità e sollecitare indirizzi e politiche di infrastrutturazione, ripopolamento e crescita economica; verificare lo stato di attuazione degli accordi territoriali e proporre una legge quadro per la gestione degli eventi sismici e delle emergenze territoriali".
"Non vi è dubbio che - continua il sindacato di Corso d'Italia - se si vogliono evitare davvero per il futuro altre tragedie si debba agire parallelamente su 3 piani fra loro collegati: la prevenzione (con la definizione di un piano pluriennale di adeguamento antisismico), la ricostruzione del patrimonio edilizio pubblico e privato (nei luoghi più adatti con le tipologie più sicure), l’infrastrutturazione innovativa dei servizi per il territorio (strade, ferrovie, Itc) e per le persone (istruzione, sanità, cultura, tempo libero)".
Questi tre piani collegati fra loro "possono favorire il ripopolamento e la valorizzazione economica di territori che, altrimenti, rischiano il progressivo abbandono. Tale logica programmatica, a partire dalle aree del sisma, va estesa alle 'Aree Interne' del Paese. Ci si deve muovere in una logica di intervento pluriennale, ma è necessario partire subito."
Per la Cgil non è quindi convincente l’idea "che ora si apra la fase di gestione 'decentrata' delle tematiche della ricostruzione. Abbiamo già verificato in diverse occasioni l’assoluta mancanza di coordinamento (persino regolamentare) fra le regioni coinvolte, l’assenza di enti di Area Vasta (anche in conseguenza di una pasticciata riforma istituzionale), le dimensioni troppo piccole degli oltre cento Comuni interessati".
"Non è finita l’emergenza - si legge ancora-, non si può dire avviata la ricostruzione, la prevenzione è di là da venire. Le politiche di respiro pluriennale richiedono ancora interventi di indirizzo e di coordinamento forti da parte dello Stato. Nessuno, a pochi mesi dal prossimo inverno “senza un tetto”, può permettersi vie di distrazione o di fuga. È vero che le risorse ci sono, manca ancora la capacità di definire progetti di medio periodo, di avviarli e di concluderli senza discontinuità".
Non si può nemmeno dire che sia completa la definizione delle norme per la gestione dell’emergenza "viste le contraddizioni e i buchi più volte segnalati". Del resto, non è di un ennesimo provvedimento normativo d’emergenza che si ha bisogno quanto di una Legge Quadro per la gestione degli eventi sismici e delle emergenze territoriali senza improvvisazioni, come da tempo chiede la Cgil. "Ma questo è compito di Governo e Parlamento".
Ogni persona che in questi dodici mesi ha lavorato per portare conforto alla popolazione "va certamente ringraziata per il contributo dato - conclude il sindacato -. Ma siamo solo all’inizio: occorrono ancora molte energie e lo sforzo coordinato e solidale di tutti".