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“Siamo sempre disponibili al dialogo. Lo chiediamo da tempo, perché sulle pensioni c’è un grande malessere e servono delle risposte. Per questo il prossimo 19 maggio saremo, insieme a Fnp Cisl e Uilp Uil, in piazza nella capitale. Senza certezze e senza un confronto di merito la nostra mobilitazione andrà avanti”. Così Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, in risposta all’annunciata intenzione, espressa ieri sera da Matteo Renzi nella trasmissione televisiva “Porta a Porta”, di incontrare i sindacati dei pensionati.
Il braccio di ferro tra i sindacati dei pensionati aderenti a Cgil, Cisl e Uil e il governo viene da lontano. L’ultima polemica in ordine di tempo risale allo scorso 4 maggio, sollecitata dalle dichiarazioni del premier – avvenute sui social network – circa la possibilità di un suo intervento sulle pensioni nella legge di stabilità 2017 (non sull’intero sistema, come chiesto dal presidente dell’Inps, ma sotto forma di arrangiamento delle norme esistenti). “Tra reversibilità, rivalutazione degli assegni, flessibilità in uscita e altre ipotesi non è chiaro come si intenda intervenire – aveva commentato anche in quell’occasione Pedretti –. Noi pensiamo che bisognerebbe smetterla con gli annunci e provare a dire concretamente quello che si vuole fare, aprendo urgentemente un tavolo di confronto.
Al centro del contenzioso, in particolare, la norma sulla reversibilità. Il segretario generale dello Spi aveva lanciato per primo l’allarme, in un intervento pubblicato lo scorso 12 febbraio sull’Huffington Post, indicando la pericolosità implicita nella norma del disegno di legge sul contrasto alla povertà finalizzata a rivedere le pensioni erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che abbia maturato i requisiti per l’assegno. Di qui la soddisfazione dello stesso Pedretti, lo scorso 26 aprile, all’annuncio da parte del ministero del Lavoro di un emendamento al ddl povertà per evitare possibili interventi sugli assegni previdenziali di reversibilità. “Bene il dietrofront del governo sulle pensioni di reversibilità – era stato il suo commento –. Per due mesi abbiamo chiesto lo stralcio di quella norma e per due mesi ci è stato ripetuto che ci stavamo sbagliando. Evidentemente non era così. Adesso aspettiamo di leggere il testo dell’emendamento e seguiremo tutto l’iter di approvazione della legge”.
Intanto in attesa (e nella speranza) che gli annunci del governo si trasformino al più presto in fatti, i sindacati dei pensionati si preparano alla manifestazione nazionale del 19 maggio, che si terrà a Roma, in piazza del Popolo. All’iniziativa di protesta è arrivata proprio oggi l’adesione dei sindacati di categoria delle costruzioni. “La solidarietà fra generazioni – si legge in un comunicato di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil – è alla base di ogni efficace sistema previdenziale, nel quale la tutela del diritto dei pensionati a una pensione adeguata si coniuga con quello dei lavoratori in attività e dei giovani a vedersi garantito un futuro previdenziale socialmente sostenibile”.
L’attuale sistema previdenziale è, per le tre sigle di categoria, ingiusto e va quindi cambiato radicalmente: “I lavoratori delle costruzioni sono quelli più esposti agli effetti perversi di una legge che li obbliga a restare in cantiere, nelle fabbriche e nelle cave fino alle soglie dei settanta anni, con effetti drammatici in termini di salute e sicurezza, come dimostra il dramma dei morti sul lavoro, che sta avendo una brusca impennata”. Per questo, concludono Fillea, Filca e Feneal, “il 19 maggio i lavoratori delle costruzioni saranno al fianco dei pensionati per sostenere la loro battaglia, come un ulteriore passo della mobilitazione unitaria per cambiare l'attuale sistema previdenziale in direzione degli obiettivi definiti nella piattaforma”.