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Per Embraco è il giorno della verità. Si riunisce oggi (martedì 15 maggio) a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, il tavolo sulla lunga vertenza dello stabilimento di Riva di Chieri (Torino), chiuso dal gruppo brasiliano in gennaio, con i 497 licenziamenti congelati poi fino al dicembre prossimo. Sono due i pretendenti per la reindustrializzazione del sito, che dovrebbero - stando alle indiscrezioni - riuscire a salvare quasi tutti i posti di lavoro dell’ex impianto della Whirlpool, che produceva compressori per frigoriferi. I nomi dovevano già essere resi noti il 4 maggio scorso, nell’ultima riunione al ministero, ma l’annuncio è slittato a oggi.
Al ministero sono attivate nove richieste per l’ex Embraco, ma due sarebbero quelle più solide. “Il modello – ha spiegato nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri – dovrà essere quello di Ideal Standard: viene conferito un impianto, Invitalia eroga il finanziamento, ma in cambio chi arriva deve tenere a bordo tutti i lavoratori”. Il primo progetto viene da una joint venture cinese-israeliana, attiva nella produzione di filtri per l'acqua e robot per pannelli fotovoltaici, che potrebbe assorbire fino a 350 lavoratori; il secondo è quello dell’azienda torinese Astelav (della famiglia Bertolino), intenzionata al lancio di una piattaforma pilota per la rigenerazione degli elettrodomestici, che impiegherebbe circa 40 dipendenti. Ad approfittare dell’esodo incentivato, infine, sono stati finora circa 60 ex dipendenti, e altri potrebbero aggiungersi nelle prossime settimane.
L’incontro di oggi, dunque, dovrebbe segnare il passaggio dalla fase di valutazione e "due diligence" a quella della reindustrializzazione, quindi con il progressivo riassorbimento dei lavoratori. “Ci aspettiamo che gli acquirenti industriali finalmente si manifestino fisicamente e che diano risposte concrete a tutti i lavoratori” commentano Lino La Mendola e Ugo Bolognesi (Fiom Cgil Torino): “Adesso occorre approfondire gli impegni che si sono assunti rispetto sia ai progetti sia al mantenimento dell'occupazione”.
Da segnalare è anche la creazione, da parte del ministero dello Sviluppo economico, del “fondo anti-delocalizzazioni”, per ora finanziato con 200 milioni di euro. “Da tempo immemorabile sosteniamo la mancanza di politiche industriali e di investimenti, pubblici e privati, per invertire la tendenza economica negativa del nostro Paese” commentano La Mendola e Bolognesi: “Il fondo è un embrione che può servire a contrastare con iniziative pubbliche il fenomeno selvaggio delle delocalizzazioni. Se si è arrivati al decreto è grazie alle mobilitazioni dei lavoratori Embraco e alle iniziative del sindacato che sono arrivate fino al Parlamento europeo”.