“L’immigrazione è un tema strategico sul quale si misura la qualità del governo delle società moderne. Chi non sa governare l’immigrazione, non sa governare. In Italia siamo al disastro: un governo di destra con una chiara impronta razzista, la cui ‘tolleranza zero’ sta facendo crescere la violenza razzista e non, amplificando la percezione d’insicurezza”. A dirlo è Piero Soldini, responsabile Cgil per l’Immigrazione, in un intervento pubblicato su Metropoli di Repubblica. Il sindacalista pone poi l’accento sui provvedimenti finanziari che colpiscono “sistematicamente gli immigrati regolari, attraverso l’esenzione dall’Ici che è stata finanziata con il fondo per l’integrazione; con le restrizioni sull’assegno sociale, sulle case popolari e sulla sanità. Vogliono farci credere che le case popolari le prendono solo gli immigrati, mentre gli immigrati con casa popolare sono meno del 4 per cento. Vogliono farci credere che l’assegno sociale lo prendono solo gli immigrati, e invece sono meno del 2,5 per cento. Gli immigrati pagano in tasse e contributi molto più di quello che gli viene elargito in servizi, previdenza e stato sociale”. Soldini contesta il decreto legislativo presentato dal ministro Maroni che restringe la possibilità dei ricongiungimenti familiari (“un’aberrazione, perché lo strumento del ricongiungimento è quello più finalizzato a un’immigrazione ‘scelta’, di persone facilmente integrabili perché hanno qui familiari già integrati”) e l’annuncio da parte del governo di un nuovo decreto flussi per il 2008 (“su 750.000 domande, a distanza di nove mesi sono stati consegnati 70.000 nulla osta. E si è prodotto un contenzioso legate che rischia di annullare tutte le graduatorie. La cosa migliore sarebbe dare corso a tutte le domande che hanno i requisiti e regolarizzare quelli che già lavorano in nero”. L’ultima questione è quella dei permessi: “Da quando è entrata in vigore la convenzione con Poste Italiane sono passati 21 mesi, sono state prodotte 1.700.000 domande, i permessi elettronici rilasciati sono circa 300.000. Ci sono quindi 1.400.000 persone che vivono in una condizione di precarietà, rischiano il lavoro, la casa, non possono muoversi liberamente e tante altre restrizioni”.