“Le responsabilità portano in maniera chiara un nome e un cognome: governo e azienda”. Così la Slc Cgil dell’Emilia Romagna in merito alla vicenda Almaviva: “Il governo non ha mai voluto affrontare in maniera concreta la crisi di tutto il settore dei call center, prevedendo norme che eliminassero in toto le gare al massimo ribasso-offerta economicamente più vantaggiosa. È evidente che se una commessa, pubblica o privata che sia, viene attribuita al costo di 31 centesimi al minuto e il costo per il lavoratore è di 55 centesimi, ci troveremo sempre di fronte a una politica aziendale tesa a comprimere i diritti e il salario di quei lavoratori al fine di rientrare nei costi della commessa stessa”.
La responsabilità dell’azienda è perché “non ha voluto in alcun modo dare la possibilità di far esprimere tramite un referendum i lavoratori del sito di Roma prima della firma, così come richiesto all'unanimità dalle Rsu”. Referendum che si è svolto successivamente nella giornata del 27 dicembre, e che ha visto prevalere i sì all'accordo. “Questi sono i fatti” dice la Slc Emilia Romagna: “Pertanto ci sorprendono alcune dichiarazioni ‘deliranti’, del governo e di alcuni pseudo sindacalisti, che intravedono nella Rsu Almaviva Roma, alla quale esprimiamo tutta la nostra solidarietà, la responsabilità di ciò che è avvenuto”.
Per la Slc ci troviamo di fronte “a un'impostazione padronale che cercherà di dettare la linea a tutto il settore delle telecomunicazioni. Infatti nelle prossime settimane è previsto l'incontro con le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali della Campania dove si dovrà discutere di fatto se mantenere quella sede ancora in vita a fronte di un accordo che dovrà prevedere la riduzione del salario, la piena applicazione dell'art.4 (controllo a distanza), così come previsto dal Jobs Act, e le deroghe al contratto nazionale”.