Oltre 29mila domande (accolte) di assegnazione di alloggi Erp (in totale quelli assegnati sono 49.361) presentate nel 2015 ai Comuni toscani; 1.900 case popolari non assegnate o indisponibili per mancate ristrutturazioni (il rischio dei prossimi anni è che non si facciano più alloggi pubblici perché mancano finanziamenti pubblici stabili); 15 famiglie ogni mille in Toscana hanno chiesto un contributo pubblico a sostegno dell'affitto (e in Legge di Stabilità sono stati azzerati i contributi per il sostegno all'affitto); in Toscana gli sfratti sono aumentati del 15,5% (oltre la media nazionale che è il 14,9%) nel 2015 rispetto al 2014 (Pisa +127,2%, Livorno +42,4%, Grosseto +23%, Firenze +17,1%); ogni 100 provvedimenti di sfratto emessi nel 2015, il 95,4% sono per morosità; 150 famiglie ogni mille hanno presentato domanda per avere un alloggio Erp (nei prossimi 8 anni prevista costruzione di soli 1.283 nuovi alloggi Erp); aumentano gli stranieri che chiedono un alloggio Erp, ora sono il 40% del totale e cresce anche il numero di famiglie di giovani con minore che chiedono un alloggio pubblico; in generale, le famiglie in affitto in Toscana anche privato sono il 17%.
Sono solo alcuni dei numeri, allarmanti, che fotografano e testimoniano l'emergenza abitativa in Toscana: Cgil, Cisl, Uil Toscana e i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini Toscana lanciano unitariamente un appello a sostegno dell'edilizia residenziale pubblica, rivolto a Comuni, operatori del settore, Giunta e Consiglio regionale (stamani nella sede della Cgil Toscana in via Pier Capponi a Firenze si è svolta una conferenza stampa sul tema). “Le misure messe in atto da Governo rientrano nell'ambito di interventi emergenziali, la recente Legge Regionale 41/2015 ha lasciato notevoli zone d'ombra. Non è più rinviabile un'assunzione di responsabilità di tutti i soggetti politici, vanno messe al centro dell'agenda regionale le politiche abitative”, dicono i sindacati, secondo cui, sul fronte del reperimento delle risorse, “la Regione deve impegnarsi a rendere disponibile un programma pluriennale di re-investimento dei quasi 180 milioni di euro improvvidamente dirottati dal settore dell'edilizia pubblica verso il trasporto pubblico regionale. Di certo la vendita del patrimonio Erp ha dimostrato di non poter garantire la sopravvivenza del settore”.
I sindacati, nel chiedere la riattivazione del tavolo regionale di confronto in tema di politiche abitative tra sindacati e Giunta regionale, propongono 5 modifiche alla Legge Regionale 41/2015:
1) C'è un eccesso di delega ai Lode sulle regole d'accesso agli alloggi Erp: la Regione intervenga per garantire uniformità di trattamento per i cittadini.
2) Va modificato in quanto squilibrato il criterio per la certificazione delle possidenze immobiliari come requisito per l'accesso e la permanenza all'Erp, perché non sono previste distinzioni a prescindere dalla progressiva consistenza, valore e localizzazione.
3) La nuova normativa Isee dimostra varie criticità, e rischia di squilibrare l'accesso all'Erp a favore di famiglie numerose con redditi bassi frutto perlopiù di lavoro autonomo, a scapito di famiglie con redditi da pensione o lavoro dipendente: occorre un riequilibrio.
4) La legge privilegia l'accesso agli alloggi Erp a famiglie in cui la condizione di precarietà abitativa è secondaria rispetto a criticità di tipo sociale o legate allo stato di salute. Occorre ripristinare un punteggio significativo per le persone sfrattate per morosità incolpevole. Vanno riequilibrati i criteri, mentre circa l'impianto normativo dei canoni si ribadisce la validità del sistema progressivo di applicazione degli affitti, contenuto nella legge attraverso il cosiddetto reddito convenzionale.
5) La legge vorrebbe giustizia sociale, contrasto alla rendite, abusi e indebiti benefici sul fronte dei criteri delle modalità del contratto di assegnazione, dei titolari dell'assegnazione, delle successive variazioni e provvedimenti di mobilità del nucleo familiare. Nei fatti in alcuni casi accade il contrario, quindi occorre correggere con ragionevolezza questi aspetti della norma.