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Cgil, Cisl e Uil chiedono che venga presto fatta chiarezza sulla prescrizione dei contributi dei dipendenti pubblici. È quanto si apprende da una nota. Innanzitutto i lavoratori della pubblica amministrazione “devono essere messi in condizione di verificare effettivamente la propria situazione contributiva e contemporaneamente deve essere data loro la possibilità di poter segnalare le anomalie. Solo così si tutelano i lavoratori dal rischio di perdere periodi di contribuzione che creerebbero gravi danni sulla futura pensione”.
Con le circolari n. 67 e n. 169 del 2017, l’Inps ha stabilito che il termine di prescrizione di 5 anni decorra dal mancato versamento dei contributi dovuti anche ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, già a decorrere dal 1° gennaio 2019, con un danno concreto per molti lavoratori. “Ad oggi, infatti, molti lavoratori non possono ancora verificare in modo puntuale la loro posizione previdenziale, perché l’estratto conto Inps non è completo e le procedure per interrompere la prescrizione, inoltre, presentano ancora troppe incertezze. Inoltre, per noi sarebbe paradossale che l’istituto proceda a prescrivere i contributi dei dipendenti del settore pubblico perché ciò significherebbe che lo Stato sarebbe un pessimo datore di lavoro essendo un evasore contributivo”.
L’intervento del sindacato, lo scorso anno, ha fatto sì che una parte dei lavoratori venisse tutelata, ma molti temi restano ancora aperti. “Per questo – concludono i sindacati –, insieme alle categorie del settore pubblico e della scuola, abbiamo chiesto un incontro urgente al ministro del Lavoro Luigi Di Maio e al presidente dell’Inps Tito Boeri”.