“È solo con il ripristino della legalità che si sconfigge il caporalato. La strada da intraprendere è quella disegnata dalla task force regionale, di cui il sindacato fa parte e della sottoscrizione della Regione Basilicata al protocollo ministeriale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura. Ora più che mai è necessario che il consiglio regionale acceleri l’iter di approvazione del disegno di legge sulle disposizioni per il contrasto al lavoro irregolare, approvato dalle commissioni e al vaglio del consiglio. Un passaggio fondamentale in quanto, unendo agli strumenti sanzionatori anche quelli di premialità per chi rispetta le clausole sociali, prevede l’istituzione degli elenchi di prenotazione e l’introduzione degli indici di congruità”. È il commento di Vincenzo Esposito, coordinatore regionale Flai Cgil, rispetto all’ordino di sgombero dei braccianti che vivono nei casolari e nelle capanne di fortuna a Boreano.
“Non è abbattendo i casolari che si risolverebbe il problema, i braccianti tornerebbero a costruire baracche di fortuna e a ripopolare l’area comunque. Ma non è nemmeno lasciando che continuino ad occupare Boreano in quelle condizioni che si sconfigge il caporalato. Boreano ghetto esiste perché esistono i caporali che decidono sulla vite dei braccianti: dove dormire, cosa mangiare, se lavorare o meno. Da loro, dipendono l’uso dell’acqua potabile e le derrate alimentari. Sono i caporali che procurano i materiali per costruire quelle baracche fatiscenti. E se ci sono i caporali, ci sono imprenditori che li ingaggiano, a volte costretti, perché i centri per l’impiego e le agenzie interinali non riescono a dare risposte esaustive alla domanda di lavoro proveniente dall’agroalimentare e a quanti tale domanda sono in grado di soddisfarla, ovvero la manodopera straniera. Quindi, diventa quasi un passaggio obbligatorio, dovuto a un vuoto istituzionale che va assolutamente colmato. È solo potenziando i servizi al lavoro che possiamo arginare il problema, primo passo per riportare la legalità. Dovrebbe essere questa la sfida dei sindacati e delle istituzioni locali: non interventi tampone, ma un’azione coesa, pensata, che vada ad agire laddove si insinua l’illegalità, a tutela di chi è vittima e non carnefice di questo insano indotto, i braccianti”, conclude il dirigente sindacale.