In sciopero, oggi i 47 lavoratori delle aziende edili sequestrate al gruppo Virga di Marineo, la Acri, la Ellezeta e la Alkazan Costruzioni, che gestiscono lo stoccaggio di materiali inerti e la fornitura di calcestruzzo. Da quattro mesi, gli operai non prendono gli stipendi e non vengono loro corrisposti i contributi della Cassa edile e dell'Inps.
“C'è una situazione di difficoltà – dichiara il segretario della Fillea, Francesco Piastra –. Riteniamo indispensabile che l'amministratore giudiziario predisponga un buon piano industriale, fondamentale per recuperare un rapporto con gli istituti di credito e per portare avanti un processo di ammodernamento degli impianti, piano che l'amministratore ha già intrapreso e che noi condividiamo. I processi finanziari hanno però bisogno del concorso di tutti: non possono essere sostenuti solo dai lavoratori, addebitandoli sulle loro spalle”.
La Fillea è in attesa del verbale della seduta con l'amministratore giudiziario in cui, un paio di settimane fa, si era discusso del piano operativo e di un piano di rientro dai debiti. “Volevamo avere contezza della situazione economica in maniera trasparente. E siano in attesa della la verbalizzazione della riunione. Ma finora ci è stata notificata solo una bozza, che non crediamo basti per un percorso di risanamento aziendale – aggiunge Piastra –. Riteniamo che gli istituti di credito, davanti a un progetto industriale valido, che serva da garanzia, non si tireranno indietro e che le istituzioni tutte solo in tal modo concorreranno al rilancio e al risanamento di questa azienda".
"Oltre alle banche, anche l'Inps fino ad oggi si è rilevato insensibile ai nostri solleciti per l'approvazione della cassa integrazione ordinaria, presentati a maggio. Il pagamento di queste spettanze – continua Piastra - allevierebbe la situazione di difficoltà dei lavoratori. Nei mesi scorsi, abbiamo anche inoltrato una lettera al presidente delle misure di prevenzione del tribunale, per informarlo della grave situazione in cui versano le aziende. Rimaniamo in attesa che l'amministratore giudiziario ci convochi, per prendere provvedimenti urgenti e dare una risposta ai lavoratori”.