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La sfida è quella di mettere a punto un nuovo piano di formazione per sindacalisti a tutti i livelli, al fine di accompagnare la nascita di Lavoro 4.0, il nuovo ufficio Cgil dedicato ai temi della digitalizzazione e dell’industria 4.0.
“Con l’ufficio Lavoro 4.0, la Cgil affronta l’impatto dei cambiamenti tecnologici. Per prima cosa, infatti, bisogna conoscere e capire cosa sta cambiando; secondariamente, occorre intervenire per modificare tali cambiamenti con gli strumenti a nostra disposizione, e la formazione è quello principale”, sostiene Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.
“Abbiamo avuto la consapevolezza della nuova grande sfida che abbiamo di fronte, quando abbiamo inaugurato l’ufficio 4.0. Adesso c’è bisogno di un capillare processo formativo, come del resto sta facendo tutto il sindacato europeo”, conferma Alessio Gramolati, responsabile coordinamento politiche industriali Cgil.
Chiara Mancini è la coordinatrice di Idea diffusa: “Questa piattaforma informatica è uno spazio on line cui possono accedere sindacalisti di territori e categorie che noi selezioniamo. È aperta anche ad esperti esterni alla Cgil, che vogliono dare il loro apporto specifico al sindacato. Si tratta di professori e ricercatori che studiano e lavorano in aziende che seguono i nuovi processi legati all’innovazione. Idea diffusa mette in rete tutte queste persone, creando uno spazio di discussione orizzontale e aperto. Uno degli scopi fondamentali è la formazione di dirigenti, funzionari e delegati: vogliamo mettere in circolo le loro esperienze sui temi della digitalizzazione e industria 4.0. Dentro la piattaforma, c’è anche un’area documenti e altre sezioni, tra cui una linea news che aggiorna di continuo le principali notizie. Idea diffusa è partita il 10 maggio ed è un progetto giovane in fase di start up: siamo già oltre cento iscritti e puntiamo almeno a raddoppiare a tale quota. Per aderirvi, occorre ricevere un nostro invito”.
“Abbiamo già fatto tre incontri su Idea diffusa, suddivisi territorialmente tra Nord, Centro e Sud. Sono stati tre seminari formativi sulla piattaforma molto interessanti, perché hanno reso familiare un nuovo mezzo di lavoro a distanza, non avendo uno spazio comune per poter riunire tutti quanto nello stesso posto e nello stesso momento. Il programma di formazione comprenderà anche gli strumenti per contrattare. Dobbiamo misurare esattamente cosa cambia, perché da qui al 2030 non è che avverrà la rivoluzione e la contrattazione non sarà del tutto diversa da quella attuale, ma andrà comunque aggiornata per argomenti. Ad esempio, un problema sono i cosiddetti Millennials, che dentro la Cgil sono pochi: perciò, abbiamo bisogno di uno spazio dedicato a loro dentro la piattaforma, per articolarne l’attività e gli interventi”, commenta Pelucchi.
“La contrattazione è uno strumento antico e moderno nello stesso tempo. Diamo attualità ai nostri valori, mantenendo fermi i principi fondamentali e cambiando le forme, ricordando sempre che sono tre le funzioni primarie del sindacato: erogare servizi, ispirare il quadro legislativo e contrattare. Le prime due cose si possono fare anche senza di noi, ma quello che ci qualifica in ogni caso è la contrattazione. Quest’ultimo concetto è fondamentale, perché non esiste sindacato senza intermediazione, per dare una risposta ai tanti nuovi problemi delle persone che lavorano o che il lavoro lo stanno cercando. Oggi, però, dobbiamo farlo con modalità nuove”, osserva Gramolati.
“Il nostro mensile fa circolare le nostre idee al di fuori della piattaforma, che rimane ad accesso limitato, perché è un luogo di lavoro, stile ‘work in progress’. In pratica, il mensile è la nostra finestra verso l’esterno a cui tutti possono accedere. Il primo numero è uscito il 30 giugno. Raccoglie il lavoro fatto dentro la piattaforma e vi sono anche interviste su vari temi a personaggi del mondo sindacale e non solo. Il nostro intento è quello di esplorare i temi su digitalizzazione e industria 4.0. In particolare, abbiamo approfondito il tema dei Big Data community e intervistato il segretario confederale della Ces, Thiebaut Weber, mentre l’editoriale è a firma di Fabrizio Solari, responsabile Cgil coordinamento progetto lavoro 4.0, che racconta quali sono gli obiettivi e i programmi del nuovo ufficio”, specifica Mancini.
“Siamo in un tempo in cui la contrattazione può determinare condizioni più favorevoli. Un esempio significativo è l’azione contrattuale svolta alla Siemens, il cui accordo sindacale ha migliorato l’organizzazione del lavoro. È la dimostrazione che quando c’è mediazione, confronto, negoziato e rispetto fra le parti si ottengono i migliori risultati. Mettere in rete i buoni risultati è la migliore notizia che si possa dare. Per nostra fortuna, la fase della disintermediazione l’abbiamo superata e il nostro progetto formativo è in piena sintonia con il sindacato europeo. C’è un processo in atto, ora dobbiamo riuscire a governare il cambio di paradigma in corso. Questa è la sfida da vincere che abbiamo davanti a noi”, rileva Gramolati.
“La formazione on line avviene attraverso la piattaforma, con la lettura e la condivisione di fatti e notizie. Si realizza un’interconnessione fra gli incontri reali sui territori e gli incontri virtuali on line. La parte più formativa è la partecipazione alle discussioni che si sviluppano sulla piattaforma, per sua natura senza gerarchie o impedimenti. Così il dibattito risulta aperto e orizzontale. Questo è molto formativo per le persone che vi partecipano e per la stessa Cgil per avere una visione globale delle cose”, sottolinea Mancini.
“Ufficio lavoro 4.0 e Idea diffusa hanno lanciato la sfida dell’innovazione, ed è per noi una grande scommessa, sapendo che forme nuove generano comunque contenuti nuovi. Noi non abbiamo paura a mettere in gioco le nostre modalità e abilità per costruire un diverso punto di vista attraverso le nuove forme di dibattito che avvengono sulla piattaforma digitale. È una fase in cui abbiamo bisogno di creatività e opinioni diverse per affrontare le sfide che ci attendono. Il rischio c’è, ma nel contempo ci apre a nuove opportunità. Proviamo a creare un senso comune, la community, e proviamo ad aprirla alle scelte della nostra organizzazione”, conclude Pelucchi.