Lo scudo fiscale è legge. E le voci di dissenso si moltiplicano. Anche i lavoratori del credito, chiamati ogni giorno a far rispettare gli obblighi di segnalazione antiriciclaggio in capo a ciascun cassiere di banca, hanno deciso di protestare per “non ritrovarsi additati dalla pubblica opinione anche solo come meri esecutori di un provvedimento legislativo tanto contestato e iniquo”. Lo scrive in una nota la Cgil di Bergamo annunciando che Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca-Uil e i lavoratori del credito saranno in presidio, lunedì 12 ottobre, a partire dalle ore 16.00 davanti al Centro Congressi Giovanni XXIII (in viale papa Giovanni XXIII, n. 106).

“Il provvedimento approvato, non nuovo per il nostro paese (ricordiamo i due precedenti di inizio 2000), contiene novità che lo rendono ancora più inquietante, nelle sue possibili conseguenze, rispetto alla proposta originaria e ai precedenti” commentano, annunciando il presidio, i tre segretari generali provinciali Paolo Zanchi della Fisac-Cgil, Giordano Alborghetti della Fiba-Cisl e Riccardo Picchi della Uilca-Uil.

“Lo scudo è un premio alla furbizia e alla disonestà ed uno schiaffo ai contribuenti onesti - dicono i sindacati - Per di più, le caratteristiche dello scudo fiscale nel nostro paese pongono il beneficiario del provvedimento al riparo da ogni possibile indagine della Guardia di Finanza. Un vero e proprio colpo di spugna - dicono ancora i tre segretari bergamaschi - che cancella anche ogni previsione di legge in tema di riciclaggio del denaro, abolendo ogni obbligo di segnalazione per questi capitali fraudolenti e che 'lava' anche le società di comodo con sede nei cosiddetti paradisi fiscali presso cui il 'contribuente' ha fatto confluire questi capitali".

"Non è superfluo ricordare
- si legge a conclusione della nota sindacale - che questo genere di società possono essere alla fonte del finanziamento di attività criminose come ad esempio: traffico d’armi, traffico di droga, sfruttamento della prostituzione. Le banche in tutto ciò, come sempre quando si tratta di denaro, sono chiamate in causa come veicolo della regolarizzazione”.