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"La crisi di questi anni è frutto certamente di congiunture sfavorevoli, ma anche di scelte politiche sbagliate. Ci hanno raccontato che il problema è il contenimento del deficit e del debito, che le regole sono lacci e lacciuoli a freno della libertà d'impresa, che la crisi si supera abbassando il costo del lavoro e non aumentando la competitività di sistema, ma il sindacato ha sempre spiegato che la strada da percorrere è un'altra: investimenti certi e trasparenti, regole efficaci, qualità e innovazione, per assumere la sfida di un nuovo modello di sviluppo sostenibile del settore e del Paese". Così, ha esordito Walter Schiavella, segretario generale della Fillea, aprendo i lavori dell'assemblea nazionale degli edili a Roma, che, alla presenza dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Camusso, Furlan e Barbagallo, ha lanciato oggi la 'vertenza costruzioni' dei sindacati di categoria.
Secondo Schiavella - che s'appresta a lasciare l˙incarico di segretario generale, al termine degli otto anni di mandato -, "in questi anni della crisi più devastante del dopoguerra, è stato fondamentale non perdere mai la bussola dell'unità. Anche quando volavano gli stracci della storia unitaria del sindacato confederale, noi edili siamo rimasti insieme e insieme abbiamo rinnovato tutti i contratti, firmato migliaia di accordi di gestione di crisi aziendali e di ristrutturazioni, attenuandone gli impatti occupazionali e sociali, difeso strenuamente la struttura e i diritti contrattuali. Insieme, abbiamo svolto le necessaria azione difensiva, ed ora insieme dobbiamo trovare la forza e la spinta per una nuova fase di affermazione dei diritti e delle ragioni del lavoro. In un momento come questo, dove le imprese e le loro associazioni puntano a destrutturare la contrattazione, a vantaggio di un rapporto diretto con i lavoratori, e lo stesso Governo immagina e pratica spazi d'intervento diretto sul campo dei soggetti sociali, al sindacato non resta che una scelta: difendere la contrattazione, accettando la sfida dell˙innovazione e, al contempo, presidiare gli spazi negoziali esistenti e la stessa ridefinizione dei modelli futuri, con una scelta strategica e vincolante a favore di una nuova stagione all'insegna dell'unità".
Il leader Fillea vede nell˙accordo unitario sulla riforma del sistema di relazioni industriali un punto di partenza fondamentale del nuovo processo unitario. "Un'intesa non solo importante perchè toglie alibi a Governo e Confindustria, ma è fondamentale nella ridefinizione di un più stringente processo unitario sul terreno dei contenuti, risolvendo con sintesi avanzate annose questioni che in passato ci hanno diviso, come quella del rapporto fra iscritti e universo dei lavoratori nei processi democratici, o quella, altrettanto complessa, del rapporto fra legge e contrattazione. Oggi questi temi hanno soluzione, grazie a quell˙accordo e, date per defunte da tempo le storiche diversità di famiglia politica, c'è da chiedersi cosa freni l˙avvio di un confronto serio sull˙unità
sindacale, se non la sopravvivenza delle resistenze e dei riflessi condizionati interni a ciascuna organizzazioneˇ.
"Gli obiettivi della nostra azione unitaria sono, oggi come ieri, il lavoro, i rinnovi dei contratti e la riforma delle pensioniˇ, ha aggiunto il dirigente sindacale, che nel suo intervento si è soffermato sul tema dello sviluppo e del lavoro, precondizione di ogni politica redistribuiva: il presidente del Consiglio ne fa un gran parlare, ma lavoro e sviluppo non si evocano, si costruiscono. E la realtà è che gli investimenti sono al palo e l˙occupazione complessiva nel settore non decolla. Dopo anni di confusione, finalmente il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, ha avuto il coraggio di indicare 25 opere prioritarie, che tracciano una scelta importante a favore del ferro. Bene, noi siamo d˙accordo con quelle priorità: attualmente, dei finanziamenti necessari (69 miliardi), ne sono disponibili solo una parte (48), mentre sono in corso di realizzazione appena 13 progetti (per 22 mld); altri 9 (13 mld) sono in parte esecutivi, mentre ulteriori 9 (25 mld) sono in fase di progettazioneˇ. Per ciascuna opera, il sindacalista degli edili Cgil lancia un programma unitario: "In ogni regione avvieremo specifiche vertenze e iniziative per chiedere la prosecuzione e la conclusione dei lavori, laddove i cantieri sono già aperti, accelerando al massimo l˙apertura, laddove ancora non lo sono. Nel contempo, con il protocollo firmato con il ministero dell˙Ambiente sui programmi per il dissesto idrogeologico, vogliamo concorrere all'efficace realizzazione delle opere, mettendo a disposizione tutti gli strumenti di organizzazione del lavoro che i ccnl hanno definito. Al Mit chiediamo la riattivazione del tavolo nazionale di confronto e monitoraggio, che ottenemmo dopo le manifestazioni del novembre 2014".
"Dalla piena realizzazione di tutti questi programmi˛ possono essere generati oltre 20.000 posti di lavoro, un risultato importante, ma non sufficiente, se non accompagnato da adeguate politiche d'intervento sul mercato privato e sull˙intera filiera dei materiali da costruzione – rileva l'esponente Fillea –. Così come la politica degli incentivi alla domanda di ristrutturazione edilizia e di risparmio energetico è stata una risposta utile, ma non più sufficiente, se non accompagnata dalla necessaria strutturalità nel tempo e da adeguate politiche di aggregazione della domanda per affrontare i temi del recupero urbano. Occorre poi aggregare anche l˙offerta, per orientare in chiave d'innovazione sostenibile tutto il settore. Ma senza politiche industriali non si stimolano processi di crescita di reti d'imprese, nè si riesce a sostenere i processi di ristrutturazione necessaria in tutta l˙industria dei materiali e del legno, nè si riesce a sostenere le eccellenze nazionali di fronte alle sfide dei mercati globali. Non è pensabile che non vi siano politiche efficaci di sostegno di una delle punte avanzate del made in Italy, come l˙industria del legno-arredo, o che si assista impotenti alla svendita di uno dei patrimoni produttivi e storici dell˙industria italiana, come sta facendo il Governo di fronte all˙acquisizione di Italcementi da parte di Hidelberg. Lo sciopero generale dei lavoratori del gruppo, proclamato unitariamente per il 29 aprile, ha perciò un grande significatoˇ.
"Da soli, investimenti e incentivi non bastano a creare sviluppo economico e sociale, se non sono accompagnati da un'efficace regolazione del mercato. Vicende come quella della Tecnis, dimostrano quanto la cattiva gestione, l˙opacità dei mercati e la pervasività delle mafie siano facce dello stesso fenomeno. Se le risorse per gli investimenti pubblici, già scarse, finiscono per alimentare il circolo vizioso di mafie e corruzione, il tema della qualità, legalità e trasparenza del mercato, e quello direttamente connesso della qualità, sicurezza e regolarità del lavoro, si impongono come prioritari nelle rivendicazioni che rilanciamo oggi, sulle quali siamo impegnati da molto tempoˇ, ha aggiunto Schiavella.
"Oggi, però, la definizione della delega attuativa della riforma del sistema degli appalti ci offre un'occasione che non va persa: quella d'invertire la strada che i governi, compreso questo, hanno fin qui adottato. Una costante deregolazione del lavoro e una parallela e altrettanto costante azione di presunta semplificazione di regole e controlli. Certo, la riforma ha i suoi lati positivi, ma in sè ha molte contraddizioni che vanno eliminate, come pacatamente ha ricordato ieri il Consiglio di Stato. Ripristinare il limite al subappalto e rafforzare il Durc per congruità, sono le nostre richieste, insieme a norme specifiche per la verifica di qualità delle imprese nel mercato privato e di tutela della qualità di imprese e lavoro anche nel mercato pubblico. Per questo, chiediamo che nella fase attuativa della legge sugli appalti si apra un serio tavolo di confronto con Anac sulle linee guida. La qualità del lavoro non può essere sconnessi dalla qualità dell˙opera o dei prodotti", ha proseguitpo il numero uno degli edili Cgil.
A tale proposito, infine Schiavella ha ricordato "l˙importanza di contrastare la 'balcanizzazione' delle forme di lavoro, introdotta in questi anni, fino al Job act, che è stata parte del processo degenerativo in atto. Uno stop netto all˙utilizzo dei voucher nel settore delle costruzioni e una seria azione di contrasto all˙utilizzo surrettizio del falso lavoro autonomo sono parte di questa stessa battaglia, e punto fondamentale delle nostre richieste insieme all˙impegno quotidiano a rappresentare tutti i lavori, a ricomporre nella contrattazione nazionale e di secondo livello quel che l˙organizzazione produttiva ha diviso, a riunificare in un nuovo quadro legislativo dei diritti del lavoro ciò che le leggi hanno separato e contrappostoˇ.