PHOTO
"Ancora un morto a San Ferdinando in un incendio, un ragazzo giovanissimo venuto qui per lavorare, come era già successo un anno fa. Ancora una morte assurda e che poteva essere evitata. A San Ferdinando, come in altri luoghi, la situazione alloggiativa va risolta. E comunque in attesa di soluzioni più strutturate, i lavoratori che sono nella tendopoli, ormai trasformata in un indistinto campo di baracche, per il picco della stagione di raccolta di agrumi e kiwi vanno messi in condizioni di sicurezza minima". A dirlo è Ivana Galli, segretaria generale della Flai Cgil nazionale.
È stata trasferita nell'ospedale di Reggio Calabria, dove sarà eseguita l'autopsia, la salma di Souaro Jaiteh, il giovanissimo migrante morto carbonizzato nell'incendio della tendopoli. A disporre l'esame autoptico è stato il pm della Procura di Palmi Giuseppe Cappelleri che indaga su quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica all'interno della baraccopoli. A San Ferdinando, oltre al fratello del giovane, Soumbu, che vive a Catania, sono giunti anche i genitori del ragazzo non ancora diciottenne che non viveva stabilmente nella tendopoli, essendo inserito nel programma Sprar di Gioiosa Ionica ma vi si recava di tanto in tanto a trovare dei parenti. Intanto è tranquilla stamane la situazione nella tendopoli dopo i momenti di tensione con alcuni cassonetti rovesciati e la protesta pacifica al Municipio. A placare gli animi anche la notizia dell'individuazione di un sito alternativo dove saranno sistemati dei container.
"C'è bisogno del senso di responsabilità di tutti, ci sono migliaia di lavoratori ammassati in questi ghetti, luoghi dove mancano i servizi essenziali, acqua, bagni, un po' di riscaldamento. A San Ferdinando sono tre anni che siamo in attesa dei moduli abitativi e invece nulla, mentre la tendopoli diventa ogni giorno di più un girone dantesco. Altro che decreto sicurezza, che rende solo irregolare chi fino a ieri non lo era e quindi rende più insicuri tutti, qui servono misure serie per accoglienza e le soluzioni ci sarebbero. Utilizzo di tanti immobili abbandonati, progetti come Riace, per una accoglienza diffusa e quindi integrata. A San Ferdinando non ci sono clandestini o persone pericolose, ma solo persone che vengono a lavorare, spesso sfruttate e sottopagate, e assicurano sulle tavole natalizie imbandite aranci, mandarini e frutti di stagione. Non possiamo seguitare a piangere i morti, le istituzioni devono intervenire con responsabilità e umanità".
"Apprendere dell’ennesimo rogo all’interno della tendopoli di San Ferdinando, avvenuto nella notte, e della morte di un giovane migrante, è qualcosa che ci sconvolge profondamente e ci lascia senza parole". Così commentano Cgil e Flai Calabria-Gioia Tauro. Probabilmente, è stato lo stesso fuoco acceso nella baracca, per trovare riparo dal freddo, a scatenare le fiamme che hanno ucciso il giovane migrante proveniente dal Gambia, in cerca di riscatto e di condizioni di vita migliori. "Quanto successo – ricordano i sindacati – rappresenta tragicamente il dramma quotidiano che esiste all’interno della tendopoli di San Ferdinando, dove centinaia di extracomunitari vivono in condizioni non degne di un paese civile".
Come Flai Calabria e come Cgil Calabria "abbiamo sempre contestato e denunciato le condizioni inumane di quel luogo, chiedendo da tempo la totale demolizione di quell’area. Siamo stati lì, al fianco dei migranti più volte, non ultima lo scorso 21 novembre, con una iniziativa per i diritti, la dignità ed il lavoro, alla presenza della segretaria generale della Flai Cgil Ivana Galli. Quanto accaduto ci obbliga a una reazione, prima di tutto morale, per garantire dignità, diritti e tutele a questi esseri umani mantenuti ai margini della nostra società. La morte di questo ragazzo chiede giustizia. E la sua morte pesa come un macigno sulla coscienza di tutti noi. Per questo chiediamo che la Regione e il governo, che sono immobili e in forte ritardo, si attivino con la Prefettura di Reggio Calabria per trovare una soluzione immediata rispetto anche agli impegni presi ai tavoli istituzionali: ogni ulteriore ritardo potrebbe avere conseguenza fatali ed inaccettabili".