PHOTO
La campagna “Salviamo la salute” partirà a settembre, per durare fino a giugno del prossimo anno, e si snoderà lungo l’intero territorio nazionale, con giornate di mobilitazione in tante città italiane, per rilanciare le proposte e le iniziative della Cgil per la contrattazione sociale nell’ambito del welfare socio-sanitario. Pensata per durare nel tempo e per diffondersi ovunque, la campagna farà tappa in tutte le regioni e avrà anche tre appuntamenti nazionali, tre focus che coinvolgeranno le principali categorie: a dicembre con “Salute e differenze di genere”; a febbraio con “Valore al lavoro nei servizi alla persona: stop lavoro povero”; ad aprile con “La filiera della salute fa bene all’economia”.
“Salviamo la salute” ha un titolo volutamente “drammatico”. Il diritto alla tutela della salute (intesa nel senso autentico di benessere fisico-psichico e sociale e non solo come accesso alle cure) è compromesso dagli effetti della crisi: crescono impoverimento e disoccupazione, si riducono servizi sociali e sanitari, molte persone rinunciano a curarsi per problemi economici. Ecco perché per salvare – e restituire ai cittadini – il diritto alla tutela della salute bisogna invertire le politiche di austerity di questi anni. E riconoscere il welfare come scelta strategica di ripresa economica e sociale: un grande investimento capace di garantire diritti e di alimentare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro.
Ma l’impegno della Cgil entra subito nel vivo, a partire dal nuovo Patto per la salute, di recente sottoscritto da governo e Regioni. Un Patto che abbiamo giudicato come “utile, ma non sufficiente”. Perché se è vero che sembra sia stata finalmente messa fine alla stagione dei tagli, è altrettanto vero che il finanziamento per il Servizio sanitario nazionale è certo solo per il 2014. Per gli anni successivi (2015 e 2916) il finanziamento cresce, ma è inferiore (meno 3,5 miliardi) a quello che aveva annunciato lo stesso ministro Lorenzin, e potrà essere ridotto in caso di manovre finanziarie. Mentre gli argomenti che il Patto affronta sono titoli ambiziosi di un programma tutto da realizzare. Per questo insistiamo perché il governo e le Regioni aprano un grande “cantiere per l’innovazione”, che coinvolga il sindacato, gli operatori, i cittadini, le associazioni sociali. E per la stessa ragione faremo in modo che la campagna “Salviamo la salute” segua l’attuazione del Patto con mobilitazioni, iniziative e proposte.
La piattaforma di “Salviamo la salute” prevede un “menu” di proposte per la contrattazione sociale nel campo del welfare socio-sanitario, che dovrà essere adattato e arricchito dalle singole realtà regionali e territoriali. Il primo capitolo ribadisce che il welfare socio sanitario deve essere “pubblico e universale” se vogliamo che i “bisogni siano riconosciuti come diritti”. Per questo bisogna investire risorse e spenderle bene. Insistiamo per garantire un finanziamento adeguato per salute e sociale e contemporaneamente perché si attui una vera spending review. Che è assolutamente necessaria per combattere gli sprechi e spendere meglio, cioè in modo appropriato.
Ma, ed è questo il punto cruciale, i risparmi devono restare nel sistema socio-sanitario e vanno “restituiti ai cittadini con migliori servizi”, sia in sanità che nel sociale. Sì, perché ”Salviamo la salute” non si occupa solo di sanità. Accanto a quello per la salute proponiamo un Patto per il sociale, per una vera integrazione tra diritto alla salute e diritti sociali. Con tre grandi priorità che rispondano alle emergenze sociali del nostro paese: 1) un’urgente misura di contrasto alla povertà; 2) un Piano (e un fondo) socio sanitario integrato sulla non autosufficienza; 3) la definizione di Livelli essenziali delle prestazioni sociali e un progressivo finanziamento per attuarli Il secondo capitolo della piattaforma è dedicato alla lotta alla corruzione, per la trasparenza e l’integrità. Quando la corruzione colpisce il sistema sociosanitario non causa solo gravi danni economici, ma colpisce il diritto alla salute e alle cure di tutti, ruba fondi destinati ai servizi, all’acquisto di medicinali e all’assistenza.
La Cgil tutta è già impegnata per altri versi nel campo della legalità e della lotta alla corruzione. Ora nel campo del sistema socio-sanitario sostiene e partecipa alla Rete per l’integrità della campagna “Illuminiamo la salute”, convinta del fatto che l’impegno dei lavoratori dentro i servizi e fuori con la società civile è decisivo per attuare le norme anticorruzione, per l’integrità e la trasparenza. Il terzo capitolo ha un titolo emblematico, “L’Italia unita nei diritti”. Qui ci sono proposte per rendere Livelli essenziali sanitari e sociali uniformi in tutto il paese, cosa che oggi non è. E per passare dall’attuale commissariamento “punitivo” dei piani di rientro a veri piani di risanamento e di garanzia dei Lea. Serve creare una “task force” Stato-Regioni che possa intervenire nei territori in difficoltà, assegnare lo stesso peso alla valutazione dei Lea e dei bilanci ed escludere che i presidenti di Regione siano i commissari. Ma garantire i Lea vuol dire soprattutto rendere facile e veloce l’accesso ai servizi socio sanitari. Perciò proponiamo un piano straordinario, “Salute semplice e veloce”, che deve diventare una priorità per la stessa riforma della pubblica amministrazione.
Il quarto capitolo è “Abolire i ticket”. La revisione (annunciata entro l’anno dal nuovo Patto per la salute) del sistema di esenzioni sui ticket, per avere una maggiore equità, può essere utile. Ma non basta. Di fronte a milioni di persone che rinunciano, ogni giorno di più, a curarsi per l’eccessivo peso della compartecipazione e a sempre minori incassi, serve e conviene abolire i ticket, con una vera e propria “exit strategy fatta di tappe credibili”. Nel quinto capitolo abbiamo tre proposte per innovare il welfare socio-sanitario. I bisogni legati all’invecchiamento della popolazione e all’epidemia delle malattie croniche, come viene definita dall’Oms, richiedono: 1) più prevenzione e sanità di iniziativa; 2) continuità tra ospedale e servizi nel territorio, con più assistenza e cure primarie h24 (dalle case della salute all’ospedale di comunità); 3) più integrazione tra sanità e servizi sociali. Tutto questo è anche un’alternativa indispensabile alla riorganizzazione della rete ospedaliera.
Ma una vera riorganizzazione è possibile solo valorizzando il lavoro. Ecco perché uno specifico capitolo è dedicato al rapporto strettissimo che esiste tra qualità del lavoro e quella dei servizi per i cittadini. Per questo proponiamo un Piano per il lavoro nel welfare socio-sanitario: stop ai tagli lineari, rinnovo dei contratti e diritto a contrattare, sblocco del turn-over per garantire i Lea, stabilizzazione dei precari, precise misure a garanzia dell’occupazione, con progetti di reinserimento dei lavoratori. E poi la proposta di un accordo quadro nei settori socio-sanitari e socio-assistenziali per regole essenziali e universali e clausole di salvaguardia per appalti e convenzioni. Per qualificare così un lavoro troppo spesso “povero” e precario, riconoscendo diritti e professionalità (compreso il lavoro di cura delle assistenti familiari: che sono oltre un milione) a chi si occupa di servizi delicatissimi per la vita delle persone.
Gli ultimi due capitoli della piattaforma trattano, rispettivamente, delle misure per dare “più potere ai cittadini e più spazio alla contrattazione” e dei possibili effetti positivi sull’economia dei servizi sociosanitari e socio-assistenziali, la cosiddetta “filiera della salute”. Questo in sintesi il menù di proposte della Cgil per la contrattazione sociale nel welfare sociosanitario, che sarà adattato e arricchito con le proposte regionali e territoriali che arriveranno nel corso del viaggio della lunga campagna “Salviamo la salute”.
* Responsabile politiche della salute Cgil nazionale