“È un provvedimento angosciante, che ci fa sentire tutti parte di un paese dove può succedere di tutto, compreso il fatto che il potere giudiziario possa imporre un imponibile di manodopera ideologizzata. Con l'effetto di indurre a trasferirsi attività industriali storiche o di inibire a crescere le aziende a causa dell'inesorabile incontro con il sindacato politicizzato e la sua appendice giudiziaria. E anche di non attrarre investimenti dall'estero”. Alza i toni a sprezzo del senso del ridicolo l’ex ministro Maurizio Sacconi intervistato da Il Giornale.
Ce n’è anche per il governo, perché non ha condannato la sentenza: “A rendere questa giornata ancora più angosciante sono proprio i silenzi assordanti, se non i consensi a una sentenza che pone vari interrogativi. Tra questi anche quello su chi sia il giudice naturale delle assunzioni a Pomigliano. A quanto pare tutte le strade portano a Roma, anche quelle della giustizia ideologizzata”. E ancora: “Il pericolo di perdere produzioni della Fiat e di altri operatori oggi è maggiore. E questo avviene mentre nel mio solo territorio, il Nord Est, ci sono continue proposte di rilocalizzazione di attività industriali italiane da parte della Croazia, della Slovenia, dellaStiria, della Carinzia. Persino dello stato del Texas”.
Sacconi, così rischiamo che il Lingotto lasci l’Italia
22 giugno 2012 • 00:00