Il 6 aprile, una delle più autorevoli riviste scientifiche internazionali, Nature Chemical Biology (legata alla storica e famosa Nature), ha pubblicato la ricerca di un nuovo approccio farmacologico per la terapia del morbo di Huntington, uno studio che è frutto di un progetto europeo iniziato nel 2007, di cui Siena Biotech è stata capofila, e di un secondo percorso finanziato dalla Regione Toscana, indirizzato alla ricerca di molecole farmacologicamente attive in questa patologia.

"La collaborazione con il centro d'eccellenza per le malattie rare dell’università di Cambridge in Gran Bretagna, ha portato alla scoperta di un innovativo bersaglio farmacologico e allo sviluppo, proprio in Siena Biotech, di molecole che hanno mostrato benefici evidenti in modelli cellulari e animali del morbo di Huntington. L’articolo sulla rivista Nature chemical biology è una chiara dimostrazione delle capacità, da parte dei ricercatori di Siena Biotech, nel disegnare e realizzare progetti di ricerca innovativi nel campo delle malattie rare, perseguendo nel contempo una costruttiva rete di collaborazioni internazionali con centri universitari di chiara fama, per il conseguimento di importanti risultati scientifici", affermano la Rsu di Siena Biotech e i lavoratori.

"Inoltre, questa rilevante pubblicazione è, o per meglio dire, era, il logico punto di partenza per una nuova fase di collaborazione con il gruppo di ricerca inglese, accelerando in tal modo lo sviluppo di una nuova generazione di molecole, in grado di dimostrare l’efficacia terapeutica di questo approccio farmacologico, sia per l’Huntington che per altre malattie dalle caratteristiche similari. La decisione del socio unico fondazione Mps d'interrompere improvvisamente qualunque sostegno a Siena Biotech, senza cercare alcuna soluzione alternativa e di dare corso alla procedura di fallimento, ha avuto come risultato l’immediata interruzione delle attività di ricerca specifiche. Questo ha portato, come drammatica conseguenza, l’abbandono di tali programmi, a danno di tutta la comunità scientifica operante su queste patologie, e il conseguente ritardo nella ricerca di possibili nuove applicazioni terapeutiche per queste malattie, ad oggi incurabili", concludono Rsu e lavoratori.