“Alcune persone vedono un’impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”. Questo è un famoso aforisma di Winston Churchill, in cui le lavoratrici e i lavoratori del Nuovo Pignone si riconoscono appieno. Sono quasi 200 anni che creiamo valore e portiamo utili, a prescindere dalle proprietà che si sono avvicendate nelle varie generazioni. Attualmente, stiamo vivendo sotto una tempesta mediatica, provocata da una crisi finanziaria di General electric, di cui noi non siamo né responsabili né corresponsabili. Appare chiaro che l’attenzione, di cui siamo oggetto, è chiaramente più usata per fini politici che per un vero interesse alle nostre vite e al nostro futuro: lo sappiamo bene, abbiamo una discreta esperienza in queste dinamiche". È quanto affermano le Rsu del Nuovo Pignone in una nota.
"In circa due secoli, anche con le nostre lotte e il nostro impegno sindacale, abbiamo costruito un polo tecnologico estremamente importante e ben radicato nel territorio italiano, con un'enorme flotta di macchine da gestire in tutto il mondo, clienti storici che si fidano di noi e nuovi prodotti in sviluppo, su cui sono presenti investimenti di rilievo, che rappresentano il 'nostro pane' di domani e di tutta la filiera produttiva di cui ci serviamo. Ogni frase che mette in dubbio tutto questo può penalizzarci a livello di immagine e complicare in parte i rapporti con i nostri clienti e il mercato a cui ci rivolgiamo", continuano le Rappresentanze sindacali unitarie.
"In merito alla nostra uscita da General electric, che rimane un’opzione tutta da verificare, proprio perché forti delle nostre capacità progettuali e tecnologiche e consci di un sapere produttivo difficilmente sostituibile, diciamo a tutti che non siamo impauriti. Certo, chiediamo ai vertici della nostra multinazionale, a cui da più di vent’anni abbiamo sempre portato utili, di decidere in fretta sul nostro futuro, perché l’incertezza non giova a nessuno. Insomma, chiediamo di poter continuare quello che sempre abbiamo fatto bene: lavorare e lavorare con tranquillità", concludono le Rsu.