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Rosarno rischia di tornare indietro nel tempo, a quasi tre anni fa, quando nel gennaio 2010 la rivolta dei braccianti africani, pesantemente sfruttati nella raccolta degli agrumi, venne sedata nel sangue dalla selvaggia “caccia al nero” orchestrata dalle cosche. La situazione infatti, come denuncia la Cgil, che ha anche scritto una lettera al ministro dell'Interno Cancellieri, è di nuovo “allarmante” e “potenzialmente esplosiva”, per le pessime condizioni di lavoro e di vita dei migranti, tornati numerosissimi per 'inizio della raccolta stagionale di arance e di clementine.
In queste ore, nei diversi comuni della Piana di Gioia Tauro, si stanno tenendo diverse iniziative promosse all'interno di “Invisibili nelle campagne di raccolta”, un'importante campagna promossa dalla Flai Cgil per informare i lavoratori impegnati nella raccolta stagionale, dei diritti contrattuali previsti dal Ccnl, dagli accordi di settore, nonché dei diritti e dei doveri previsti dall'attuale normativa. Ed è da queste assemblee che emerge con chiarezza il malessere che ha messo in allarme la Cgil.
I lavoratori immigrati giunti per la stagione di raccolta sono numerosissimi, oltre 1000, un numero ancor più elevato dei giorni dell’8 e 9 gennaio 2010, quando a Rosarno esplose la violenza. “In queste settimane – scrive nella lettera al ministro Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil nazionale – abbiamo più volte sollecitato, con l'appoggio di molti amministratori dei comuni coinvolti, il potenziamento del campo di accoglienza gestito dal Ministero degli Interni a Rosarno, in località San Ferdinando, che attualmente ospita circa 650 lavoratori, nonostante vi fossero solo 250 tende. Stesso discorso per l'area attrezzata con i container, che risulta altrettanto insufficiente”.
“I lavoratori, inoltre – scrive ancora Sorrentino - hanno anche lamentato una situazione igienico sanitaria insostenibile, a causa dello scarso processo di svuotamento e ripulitura dei bagni chimici presenti, che ci risultano essere pochi rispetto all'utenza. Ci risulta, inoltre, che il personale incaricato di gestire il campo non riceva lo stipendio da diversi mesi a causa del mancato pagamento da parte della Regione Calabria”.
Oltre alle condizioni di vita di queste persone, c'è l'altro grande problema, quello del lavoro nero e dello sfruttamento della manodopera. Per una giornata di lavoro, dall’alba al tramonto, riferisce la Flai Cgil, si portano a casa 20-25 euro, anche meno se il caporale di turno chiede di più per il trasporto o l’acqua. Va detto però che, dopo i fatti drammatici del 2010 ed il lavoro capillare svolto dalla Flai, dalla Cgil e dalle tante associazioni presenti, è aumentata anche la consapevolezza dei lavoratori stranieri di quali siano i propri diritti e come poterli raggiungere.
Ecco cosa scrivevano alcuni mesi fa i migranti di Rosarno in un appello indirizzato al Governo: "Siamo i lavoratori che ogni mattina si alzano alle 5 e vanno a raccogliere nei campi il vostro cibo. Viviamo nascosti in luoghi che chiamare casa è un insulto. Nostra compagna di vita è la paura. Paura dei caporali, che ogni mattina ci vengono a prendere e decidono chi lavora e chi no. Paura del lavoro perché dopo 10 ore se ci va bene ci troviamo in tasca 15 o 20 euro e se ci va male una pistola puntata. Paura dei padroni che ci trattano come bestie. Paura delle forze dell'ordine perché non abbiamo documenti. Paura della paura, perché siamo invisibili. Perché non possiamo denunciare i nostri sfruttatori. Se camminiamo per strada dobbiamo stare attenti a chi ci fa del male e a chi dovrebbe tutelarci. Siamo nemici per tutti".
Fatto sta che la Cgil teme di trovarsi di nuovo di fronte a “scene che nessuno di noi vuole rivedere”. Per questo il sindacato chiede al ministro dell'Interno una serie di interventi immediati. Il primo è la convocazione urgente di un tavolo presso la prefettura di Reggio Calabria con l'obiettivo di analizzare le principali problematiche del campo di San Ferdinando. Poi, il sindacato chiede di potenziare sin da subito la dotazione delle tende e dei bagni per garantire condizioni di vita adeguate dei lavoratori già ospiti del campo, destina un finanziamento, non inferiore a 50.000 euro ad interventi tempestivi sulle principali problematiche del campo. Infine, la Cgil chiede al ministro di sollecitare la Regione Calabria affinché si sblocchino i finanziamenti destinati al pagamento del personale incaricato di gestire il campo di San Ferdinando.